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Reddito di cittadinanza flop: tre miliardi per mille posti

I navigator sono inutili, trovano lavoro solo allo 0,14% dei sussidiati. «Il 60% non ha neppure la terza media»

Reddito di cittadinanza flop: tre miliardi per mille posti

A otto mesi dalla partenza del reddito di cittadinanza i numeri certificano ormai il drammatico insuccesso della misura voluta dal M5s (e votata anche dalla Lega). Su 700mila beneficiari del sussidio considerati occupabili e quindi inseribili nelle liste si collocamento dei famigerati Centri per l'impiego, in realtà solo 50mila sono stati contattati per firmare il patto del lavoro, la procedura burocratica che dovrebbe portare - solo in teoria - il disoccupato sussidiato a trovare un impiego, la cosiddetta «fase 2» del reddito. Ovviamente ancora meno sono quelli che hanno trovato effettivamente un lavoro grazie a navigator, le figure inventate da Di Maio con la fantascientifica missione di proporre la bellezza di tre posti di lavoro ad ogni disoccupato. Secondo fonti sindacali interpellate dal Messaggero, infatti, hanno ottenuto un impiego solo mille persone sulle 700mila che ricevono l'assegno di cittadinanza, lo 0,14%. Quindi nulla. Specie se si considera l'enorme spesa sostenuta dalla collettività per finanziare il sussidio grillino: 3 miliardi di euro. In sostanza gli italiani hanno speso 3 milioni di euro per creare un posto di lavoro.

La misura grillina si è insomma rivelata un sussidio puro e semplice, mentre il meccanismo dei navigator è - come prevedibile - un fallimento totale. Quei pochi sussidiati che trovano effettivamente un lavoro, poi, lo trovano precario. Questo è l'Anpal (l'Agenzia nazionale del lavoro che risponde al ministero) a dirlo: solo il 18% dei beneficiari del reddito di cittadinanza ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato, tutti gli altri sono precari. Ma sono appunto una sparuta minoranza in mezzo a gente sussidiata per non fare niente. Nei centri dell'impiego si stanno accorgendo che non hanno competenze minime neppure per trovare un lavoro umile. Arrivano percettori di reddito con una scolarizzazione troppo bassa, il 60/70% con un obbligo scolastico non completato» racconta al Sole 24Ore il direttore del Centro per l'impiego di Palermo. Stesso quadro in Veneto: «I percettori provengono da professioni di livello basso, basse qualifiche, nei settori dell'edilizia, nel commercio e della logistica dove c'è un turn over continuo. Potranno dunque essere impiegati solo temporaneamente» spiega al quotidiano confindustriale il direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone. Maurizio Del Conte, presidente di Afol metropolitana, l'agenzia per la formazione della città metropolitana di Milano, parla di «una platea non ancora pronta ad essere spendibile, la stragrande maggioranza con un basso titolo di studio». Insomma centinaia di migliaia di persone che ricevono un assegno statale ma che difficilmente troveranno mai un datore di lavoro disposto ad assumerli. Anche perché le aziende cercano i profili di cui hanno bisogno attraverso altri canali, sapendo che molto difficilmente troverebbero qualcuno adatto tra i percettori del reddito iscritti ai Centri per l'impiego. Questa situazione rende di fatto eterno il reddito di cittadinanza a carico della fiscalità generale.

Nel frattempo si scoprono con una frequenza allarmante nuovi casi di furbetti del reddito, gente che lo incassa senza averne titolo, lavorando in nero o peggio. Cinque affiliati alla 'ndrangheta arrestati a Reggio Calabria percepivano il reddito di cittadinanza, mentre sabato la polizia ha arrestato a Palermo il latitante di mafia Pietro Luisi, incastrato perchè la madre faceva la spesa per lui con il reddito di cittadinanza. Le frodi sono centinaia in tutta Italia. Pagati per non far nulla, lavorare in nero o delinquere.

Peggio di così il M5s non poteva fare.

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