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Reddito di cittadinanza, se i soldi non ci sono l'assegno si restringe. Ma il governo nega

La misura, fortemente voluta dal M5S, dovrebbe partire ad aprile. Ma se le risorse destinate al provvedimento dovessero finire, le somme percepite diminuirebbero. Il governo, però, nega

Reddito di cittadinanza, se i soldi non ci sono l'assegno si restringe. Ma il governo nega

Il testo del provvedimento contro la povertà, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle, potrebbe essere pronto a breve. Già a partire da aprile. Ma nella versione ormai quasi definitiva del decreto legge che crea un fondo per aiutare i più bisognosi, all'articolo 12, comma 6, un passaggio chiarisce un elemento importante. E cioè che se i soldi dovessero finire, si dovrebbero rifare i calcoli, con una diminuzione delle somme percepite (comprese le pensioni di cittadinanza). Perché, in caso di esaurimento delle risorse (6,11 miliardi nel 2019, 7,75 miliardi nel 2020, 8 miliardi nel 2021, 7,84 miliardi nel 2022), un decreto interministeriale, entro 30 giorni dalla fine dei soldi, "ristabilisce la compatibilità finanziaria mediante rimodulazione dell'amontare del beneficio". E nel frattempo potrebbe sospendere erogazioni e nuove domande.

Secondo quanto riportato da La Repubblica, infatti, dopo il ricalcolo, alla ripartenza, tutti, quindi, potrebbero incassare meno. Per esempio, chi aveva 500 euro al mese potrebbe scendere a 300. Ed è per questo che la somma messa a disposizione ogni mese dall'Inps sulla Carta Acquisti potrebbe cambiare. Ma il governo, in queste ore, assicura che la platea del reddito di cittadinanza non è cambiata e conferma che saranno quasi cinque milioni i cittadini che ne beneficerrano.

Le somme in base alla situazione economica

In un primo momento, il Reddito di cittadinanza era stato pensato per andare da un minimo di 500 euro a un massimo di 1.50, per le famiglie che vivono in casa di proprietà e senza mutuo. Saliva, invece, a 650-1.200 euro se in presenza di mutuo. Infine a 780-1.330 euro se in affitto. Il provvedimento è un'integrazione al reddito e si incassa, cioè, la differenza tra quanto si guadagna e un tetto calcolato in base al numero dei componenti di una famiglia, in base a una scala di equivalenza. Dura 18 mesi e dopo la pausa di 30 giorni può essere rinnovato. Viene caricato su un bancomat distribuito dalle Poste e sul suo utilizzo ci sono limitazioni particolari. Dà diritto a sconti su gas e luce, non può essere ritirato tutto in contanti (100 euro al mese per un single, 140 per una coppia, 180 pre una famiglia di quattro persone e al massimo 210 euro per i nuclei più numerosi).

Chi può avere il reddito

Per poter percepire il sussidio è necessario presentare una domanda, a partire da marzo, alle Poste o ai Caf e i moduli sono predispoti dall'Inps. Chi dovesse mentire sul proprio status familiare rischia la reclusione da uno a sei anni oltre alla decadenza del beneficio e alla restituzione della somma percepita indebitamente.

Le offerte di lavoro

Chi sceglie di beneficiare del Reddito di cittadinanza deve sottoscrivere il Patto per il lavoro nei Centri per l'impiego e si impegna a seguire percorsi di formazione o riqualificazione, seguito da un "navigator", un tutor che possa indirizzare la persona. L'utente che percepisce la misura contro la povertà dovrà accettare almeno una delle tre offerte di lavoro proposte per non perdere l'assegno. Chi non può lavorare dovrà, invece, sottoscrivere il Patto per l'inclusione sociale presso i Comuni.

Le pensioni e Quota 100

Infine le pensioni. Chi ha maturato almeno 62 anni di età a 38 di contributi potrà lasciare il proprio posto di lavoro. Quota 100 entrerà in vigore con il decreto e durerà tre anni, dal 2019 al 2021. I primi a usufruire delle finestre immediate, ad aprile, saranno i dipendenti privati. A luglio dovrebbe toccare agli statali, anche se il ministro Giulia Bongiorno preferirebbe ottobre.

Qualche polemica sulla liquidazione dei pubblici, che potrebbe essere anticipata subito dalle banche, anziché aspettare i 67 anni, con interessi a carico dei lavoratori (a meno che l'esecutivo non riesca a finanziarli).

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