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Reddito minimo: ecco la trappola della minoranza Pd per Renzi

Speranza apre al M5S, possibile convergenza anche con Sel e Sinistra dem di Cuperlo. E il premier rischia se non fa "qualcosa di sinistra"

Reddito minimo: ecco la trappola della minoranza Pd per Renzi

C’è il “reddito di cittadinanza” di Grillo. C’è il “reddito minimo” di Sel e quello di “inclusione sociale” di Cuperlo. Ora c’è anche il “sussidio universale contro la povertà” di Roberto Speranza. Insomma, l’arcipelago alla sinistra di Renzi ha già piazzato la trappola contro il presidente del Consiglio, deve solo trovare l’accordo per decidere quando farla scattare.

Già, perché dopo la marcia grillina su Assisi a sostegno della loro proposta, le aree della minoranza Pd e gli ex alleati di Sel hanno fiutato la possibilità di smascherare Renzi e metterlo in difficoltà su una misura economica “di sinistra”, ma dalle complicate coperture economiche. In un’intervista rilasciata oggi alla Stampa, Roberto Speranza, ex capogruppo Pd in rotta con le posizioni del governo su Italicum e Riforme, lascia intendere che la minoranza è pronta a discutere nel merito (e con i numeri) sul reddito di cittadinanza dei 5 Stelle. Area Riformista fa una propria proposta, ovvio, che Speranza dice essere “concorrente” a quella grillina, ma che in realtà nasconde solo tattica politica. Infatti, è probabile che un punto di contatto si troverà. E forse dipende più da Grillo che dalle altre sigle della sinistra assetate di rivincita dopo la batosta dell'Italicum.

Il M5S, infatti, ha reso i 780 euro al mese a persona il cavallo di battaglia delle sue future lotte politiche. E se gran parte dei Parlamentari girllini è restia a trovare accordi con una parte del Pd, Luigi Di Maio in Parlamento si preoccupa spesso di riaprire la porta del dialogo. È questo “l’atteggiamento ambiguo” di cui parla l'ex capogruppo Pd, ma che potrebbe essere superato senza grosse difficoltà. Gli obiettivi comuni, infatti, sono due: dare assistenza i poveri e fare uno sgambetto al Premier.

Roberto Speranza è chiaro: “il sussidio contro la povertà” è una misura che “è sulle corde di chi è di sinistra”. Una velata critica a Renzi e al suo Partito della Nazione con l’intento di obbligare il governo a fare qualcosa nel breve termine se non vuole che la minoranza faccia sponda al M5S. Poletti si è dimostrato disponibile, ma con i piedi di piombo: i soldi che servirebbero sono tantissimi e le casse praticamente vuote. La sentenza della Consulta sulla legge Fornero ha di fatto prosciugato il famoso “tesoretto” (sempre che sia mai esistito) e le previsioni economiche non sono esattamente rosee. Trovare 17 miliardi (quelli che servirebbero al M5S) oppure 7 (quelli che servirebbero a Speranza) o ancora da 1 a 7 miliardi progressivi (come prevede Cuperlo) sembra al momento praticamente impossibile. Lo ammette anche il leader di Area Riformista, dicendo che per le coperture “dobbiamo agire sulla lotta all’evasione fiscale e sulla spending review”. Tradotto: non sappiamo come sostenere la manovra. Ne sa qualcosa Carlo Cottarelli che aveva proposto un taglio delle spese finito ormai nel dimenticatoio.

Ma i numeri per far male a Renzi ci sono. Soprattutto al Senato, dove la pattuglia di Bersani ha circa 25 senatori e la coalizione di governo sulla carta può contare, compresi i senatori a vita, solo su 170 voti, con la maggioranza assoluta che si tocca a quota 161. Su un tema come quello del reddito minimo, altri del Pd potrebbero assecondare i desideri di rivincita della minoranza. “Ritengo che il partito sia con me”, ha infatti detto Speranza. E potrebbe essere vero. Le posizioni tra Cuperlo, Speranza, i vendoliani e Grillo sono ancora distanti, ma in avvicinamento. Le proposte sono diverse nella forma ma non nella sostanza. Grillo vuol dare a tutti i cittadini la quota che manca loro per raggiungere un reddito mensile di 780 euro. Vendola preferisce regalare 600 euro a chi ha perso il lavoro o è precario ed ha un reddito imponibile inferiore a 7.200 euro. Cuperlo vorrebbe che l'importo del contributo fosse calcolato secondo la Regione di residenza e la composizione del nucleo familiare, partendo in ogni caso dagli indigenti totali e poi esteso gradualmente.

E occorre guardare anche alla Lega. Roberto Maroni oggi ha dichiarato che la Lombardia sarà la "prima regione a sperimentare il reddito di cittadinanza". "Per il Movimento 5 Stella è una bandiera, per noi sarà una cosa concreta" ha continuato il governatore lombardo, assicurando che saranno utilizzati 220 milioni di euro dal fondo sociale europeo a partire da quest'anno. Una proposta che ha il sapore della sfida, ma che potrebbe diventare una sponda a Grillo una volta che la proposta 5 Stelle dovesse arrivare in Parlamento.

Non è detto che l‘intesa tra tutte le parti in campo non trovi un’accelerazione nel momento in cui il Governo dovesse tentennare sul tema. Allora è possibile che si lascino da parte le divisioni e si trovi un accordo.

Per far scattare la trappola ai piedi del Premier.

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