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Referendum, ancora 10 giorni per decidere sul "ricorso Onida"

Non sarà sciolta prima di una decina di giorni la riserva del giudice del Tribunale civile di Milano sul ricorso presentato dal giurista Valerio Onida e su un secondo ricorso firmato da un gruppo di avvocati che chiedono di investire la Consulta circa l'incostituzionalità della legge che istituisce il referendum laddove non prevede lo "spacchettamento"

Referendum, ancora 10 giorni per decidere sul "ricorso Onida"

Ci vorranno ancora dieci giorni prima di conoscere la decisione del Tribunale civile di Milano sul ricorso presentato dal giurista Valerio Onida e su un secondo ricorso firmato da un gruppo di avvocati che chiedono di investire la Consulta circa l'incostituzionalità della legge che istituisce il referendum laddove non prevede lo "spacchettamento" del quesito. Lo si apprende dalla presidenza della prima sezione civile del tribunale di Milano. L’ex presidente della Corte Costituzionale, insieme alla professoressa Barbara Randazzo, ha chiesto di sollevare davanti alla Consulta l’eccezione di legittimità della legge 352 del 1970 istitutiva del referendum laddove non prevede l’obbligo di scissione del quesito quando riguarda più temi, come nel caso di quello sulla riforma costituzionale, in calendario per il 4 dicembre prossimo.

Il professor Onida contesta la chiarezza e l’omogeneità del quesito, il quale, a suo avviso, violerebbe la libertà di voto dell’elettore in quanto lo fa decidere su "un intero pacchetto senza poter valutare le diverse componenti". Il giudice, inoltre, si dovrà pronunciare anche su un altro ricorso sempre sul referendum, presentato dagli avvocati Claudio e Ilaria Tani, Felice Besostri, Emilio Zecca e Aldo Bozzi. Il pool di legali, che ha già vinto la battaglia davanti alla Consulta sul sistema elettorale definito Porcellum, ha chiesto al giudice di sollevare davanti alla Corte Costituzionale l’eccezione di legittimità della legge che regola l’indizione del referendum, "laddove non prevede l’articolazione dei quesiti in caso di referendum approvativo".

I due ricorsi differiscono per alcuni aspetti tecnici ma in sostanza chiedono la medesima cosa: rimandare gli atti alla Consulta.

L’avvocato dello Stato Gabriella Vanadia ha chiesto il rigetto di entrambi i ricorsi: "Se lo scopo finale di queste domande è quello di incidere sulle prerogative politiche non è lecito e va respinto, in quanto un procedimento di questo tipo non può incidere sulla politica", aveva dichiarato in occasione delle udienze di discussione.

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