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Referendum, così Parisi può convincere gli indecisi

Berlusconi convinto: per mobilitare i moderati contro la riforma Boschi serve l'energia di Mr Chili

Referendum, così Parisi può convincere gli indecisi

Roma - Berlusconi prolunga il suo soggiorno americano e dovrebbe rientrare ad Arcore soltanto a metà settimana. La linea non cambia: il suo è un secco No alle riforme renziane nella convinzione che nulla accadrà prima del referendum dei primi di dicembre. In effetti il Paese è fermo, anestetizzato nell'attesa di una sorta di plebiscito sulla figura del premier. Un errore di Renzi che lo stesso presidente del Consiglio pagherà caro. Ecco perché il Cavaliere chiede il massimo sforzo al partito per far capire agli italiani che il ddl Boschi va bocciato. E il partito risponde perché, oltre ai tanti comitati per il No sorti come funghi su tutto il territorio nazionale, non passa giorno senza un evento sul tema riforme. Oggi Brunetta, alla Camera, lancerà il libro Lo stupidario del Sì, le ragioni del No: un volume di Mauro Mellini e Salvo Fleres che con ironia ma anche con precisione mette in luce tutte le contraddizioni in cui è incappato Renzi. Molto attivo anche il deputato azzurro Elio Vito, promotore di una conferenza che si terrà a Montecitorio il prossimo 25 ottobre e che vedrà in prima fila Silvia Pispico, fondatore e responsabile giovanile dell'Associazione Presidenzialisti per il No che entrerà nel merito dei guasti della riforma renziana.

Berlusconi è anche soddisfatto della battaglia che sta conducendo Parisi. Se inizialmente il manager era apparso tiepido sul tema referendum, ora va giù duro e non va sconti nel denunciare tutte le pecche del ddl Boschi. L'ex premier è soddisfatto perché è convinto che uno degli atout di Parisi sia proprio quello di parlare a quella fetta di elettorato forzista ancora indeciso tra il Sì e il No. Indecisi che, secondo l'ultimo sondaggio Emg per La7, calano dell'1,2% (da 32,6 a 31,4%). Sono due le ragioni per cui una parte dei moderati è ancora dubbiosa: il timore che possa partire un'altra speculazione finanziaria a fronte della vittoria del No; e il rischio che si riapra una stagione all'insegna dell'instabilità politica: o, peggio, che a Palazzo Chigi possano arrivare i grillini. Ebbene, Parisi cerca di smontare entrambi i cliché ripetendo appena può che con la vittoria del No non cambierà nulla e che soprattutto dopo Renzi non ci sarà il diluvio ma un centrodestra pronto a governare e a dare una svolta alla politica economica del centrosinistra.

Parisi è lanciatissimo nell'organizzazione del suo tour anche se i rapporti con Forza Italia sono ancora improntati su una sorta di equivoco di fondo. Qualche forzista lo ha già accolto a braccia aperte, qualcun altro continua a mal digerirlo. Il motivo, più che la minaccia di una sorta di opa ostile, è che Parisi cerchi poco la sponda di chi da anni opera sul territorio sotto le insegne azzurre. Gli ingranaggi tra la classe dirigente azzurra e i «gialli» di Parisi andrebbero oliati meglio e c'è chi non nasconde la voglia di tendergli la mano. Qualcuno auspica persino che, a questo punto, Mister Chili venga investito ufficialmente del ruolo di coordinatore unico. In questo modo si eviterebbe il rischio di ingenerare confusione nell'elettore, testimone di eventi simili ma paralleli. Il ruolo di coordinatore, però, di fatto lo sta già ricoprendo Niccolò Ghedini e Parisi non sembra avere intenzione di «inquinare» il suo movimento con figure ritenute politicamente âgé. Il suo mandato resta quello di attirare professionisti della società civile che, fino ad oggi, non ha avuto nulla a che fare con il Palazzo e la politica.

Ma, di fatto, deciderà poi Berlusconi poteri e ruoli di tutti quanti.

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