Politica

Referendum, cresce il No: per i sondaggi è già al 54%

Timore sul voto di ottobre. E con il M5S così forte il premier è tentato dalle modifiche all'Italicum

I l voto amministrativo ha cambiato lo scenario politico, a sinistra la paura cresce verso il M5S, rivelatosi più forte e convincente di quanto si pensava. E cambiare l'Italicum, che potrebbe consegnare il Paese ai grillini, sembra ormai una necessità.

La minoranza dem incalza il premier e alla direzione di venerdì si prepara a denunciare chiaro e tondo che il Pd rischia di non andare al ballottaggio alle politiche, battuto dal Movimento 5 stelle e dal centrodestra. Pier Luigi Bersani invita Matteo Renzi a «riflettere», se vuole l'appoggio dei frondisti alla campagna per il Sì al referendum costituzionale. Lo fa anche l'ex sindaco di Torino Piero Fassino, scalzato dalla candidata 5 Stelle Chiara Appendino, ma non disponibile ad accollarsi colpe di altri. Riemerge dal silenzio anche Achille Occhetto, per dire che è «svanito» il partito della Nazione e sollecitare un «ripensamento strategico» sull'Italicum. Quanto agli alleati di governo, lanciano l'aut aut. Per Maurizio Sacconi, se la legge elettorale non sarà corretta, Ap-Ncd «dovrebbe uscire dal governo». Il partito di Angelino Alfano preme per un premio di maggioranza alla coalizione e non più al partito vincitore. E non è solo. Fi ribadisce il No alla legge Boschi e all'Italicum, l'ex ministro Gaetano Quagliariello cerca di organizzare l'asse trasversale per una proposta alternativa. La Lega prevede che sarà la Corte costituzionale ad imporre una correzione della legge.

E lui, Matteo? Ufficialmente ribadisce che l'Italicum non si tocca ma le voci indiscrete lo descrivono stretto nell'imbarazzo di non smentirsi, quando è ormai chiaro che nell'Italia tripolare il suo Pd si potrebbe trovare solo contro tutti e soccombere. Il «cambiamento» che secondo lui gli italiani hanno chiesto nelle urne potrebbe riguardare in primo luogo la legge elettorale, ora che la prova delle amministrative ha dimostrato che la minoranza trasformata in maggioranza potrebbe essere quella del M5S. Sarebbe suo interesse, dunque, cautelarsi in qualche modo. Ma come non perdere la faccia? E far salire il rischio di un No al referendum?

Il centrodestra, che ha sempre denunciato il combinato disposto di legge Boschi e Italicum, lancia segnali allarmanti. Il presidente dei deputati di Fi Renato Brunetta, pubblica sui social l'ultimo sondaggio di Euromedia Research: il «No» alla riforma arriva al 54 per cento, crescendo di 1,9 punti nelle ultime due settimane, mentre il «Sì» arretra ulteriormente al 46 per cento.

«Renzi è il padre della sua stessa sconfitta», dice il leader dei Conservatori e Riformisti Raffaele Fitto. Non si riferisce solo alle amministrative. E per il premier prende corpo l'incubo di preparare una corona rinforzata sul capo di Beppe Grillo. Il M5S a questo punto, senza rinnegare il No alla riforma, potrebbe appoggiarla sotto banco per assicurarsi l'Italicum, o affossarla per andare al voto in autunno anche con il Consultellum al Senato.

Nessuna modifica dell'Italicum prima di metterlo alla prova, insistono i renziani, da Lorenzo Guerini a Ettore Rosato. Ma protetti dall'anonimato diversi dem raccontano che il premier potrebbe allentare il controllo, mettere da parte la fiducia e lasciare che il parlamento corregga il testo. Altrimenti la minoranza dem potrebbe sentirsi con «le mani libere», come dice Beppe Fioroni.

« Renzi si è inventato una legge elettorale che in presenza di un tripolarismo porterà alla sua sicura sconfitta - spiega il leghista Roberto Calderoli - Non potendo contraddire le posizioni già assunte, dare ragione all'opposizione interna o agli alleati, lascerà fare il lavoro sporco alla Consulta.

Una volta dichiarata, da una parte terza, l'incostituzionalità dell'Italicum, il Parlamento sarà obbligato a intervenire».

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