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Referendum, Fi si mobilita: 27 miliardi in più ai lombardi

Gelmini: "Con il Sì all'autonomia, sul territorio la metà del residuo fiscale. Battaglia giusta, non solo della Lega"

Referendum, Fi si mobilita: 27 miliardi in più ai lombardi

Non è un atto di egoismo nordista. Non è una battaglia (solo) leghista. «È un referendum dei lombardi per i lombardi» spiega Mariastella Gelmini presentando i 50 incontri che Forza Italia ha organizzato in tutte le province lombarde in vista del voto sull'autonomia del 22 ottobre (urne aperte anche in Veneto). Forza Italia si mobilita per far votare sì, con una serie di iniziative coordinate dall'ex sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo e animate dai giovani e dalle altre componenti azzurre, Seniores e comitati locali. Sabato 14 ottobre l'evento clou in calendario a Milano, al Palazzo delle Stelline, una manifestazione di partito con tutti gli eletti, a cui è stato invitato il leader azzurro Silvio Berlusconi. Ci sarà anche il governatore leghista Roberto Maroni, che del referendum ha fatto il cuore del suo primo mandato presidenziale in Regione. L'obiettivo finale di Maroni è trattenere in Lombardia la metà del residuo fiscale, cioè la differenza fra le tasse versate e le risorse che tornano indietro come servizi. Un obiettivo «ragionevole», secondo la coordinatrice Gelmini, tenere sul territorio il 50% di quei 54 miliardi che ogni anno la regione più ricca e laboriosa «regala» al resto del Paese; tenerli e utilizzarli per investimenti. La coordinatrice lombarda cita la scuola o il possibile azzeramento del ticket sanitario. Altre possibili destinazioni di questo «tesoretto» le indica il capogruppo regionale di Fi Claudio Pedrazzini, che parla di interventi per la messa in sicurezza del territorio o per la cura delle malattie rare. «Certamente non si tratta di aumentare la spesa corrente» garantiscono i vertici del movimento nella sede di largo Schuster, letteralmente all'ombra della Madonnina.

La Lombardia si fa vanto della sua specialità: è la Regione dei record in termini di dinamismo economico ed efficienti. «Ma non si sottrae alla responsabilità di trainare il resto del Paese» sottolinea Pedrazzini, mentre Cattaneo ricorda che «merito» è parola chiave di tutta la storia liberale forzista. E meritocrazia vuole che siano premiate le Regioni che governano bene.

Ai lombardi, il 22 ottobre, si chiederà se vogliono una Regione anche formalmente «speciale» - anche se a statuto ordinario - cioè dotata di «ulteriori forme e condizioni» di autonomia. Questo meccanismo è previsto dalla Costituzione e non richiede iter aggravati in Parlamento. Nessuna secessione insomma: basterebbe una legge ordinaria per avviare questo percorso. Tutto dipende dalla conta dei «sì» - la prima col voto elettronico - e dall'affluenza alle urne. «Nel Pd - attacca Gelmini - c'è chi si disinteressa, come il segretario regionale e c'è chi dice un sì tattico, come i sindaci Gori e Sala, che erano per il sì anche alle opposte riforme di Renzi».

«Tocca a noi quindi andare a votare, dire un sì convinto e invitare tutti a fare altrettanto, per migliorare concretamente la vita dei lombardi».

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