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Referendum, il grimaldello per annullare il Parlamento

Pentastellati alla carica con le riforme costituzionali. Puntano a realizzare il sogno della "democrazia diretta"

Referendum, il grimaldello per annullare il Parlamento

La democrazia? Una «chiacchiera da rete». Così Massimo Cacciari nel suo ultimo grido d'allarme. E il rischio che l'attività parlamentare, solido baluardo di democrazia, scemi fino a scomparire è più che concreto. Non solo le statistiche (fonte Openpolis) dicono che le leggi di iniziativa parlamentare stanno scomparendo a favore delle proposte governative, ma ora ci si mette anche il referendum propositivo senza quorum a rendere l'attività parlamentare e un orpello elegante quanto inutile. Ovviamente le opinioni sulla proposta di modifica dell'articolo 71 della Costituzione avanzata dai Cinque stelle (e parte integrante del loro programma elettorale) fa discutere e anima proprio il dibattito parlamentare. Da un lato i grillini che difendono l'idea di questa nuova prova di «democrazia diretta», dall'altra lo scetticismo dei leghisti (Salvini si è mostrato contrario all'assenza di quorum) e la posizione affatto contraria di Forza Italia e delle altre opposizioni.

Ma andiamo con ordine. Ieri è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti alla proposta di legge. All'ultimo momento Igor Iezzi, capogruppo della Lega in Commissione affari costituzionali, ha ritirato l'emendamento sul quorum al 33%. Depositati, invece, 270 modifiche tra le quali - a firma di Pd, Fdi e Leu - alcune che prevedono il quorum al 50%. La proposta di riforma costituzionale proposta da Fabiana Dadone (Cinque stelle) comporta che, dietro la presentazione di 500mila firme, si può interpellare il Parlamento su una proposta di legge e, solo alla bocciatura della stessa da parte delle Camere, indire un referendum. Il Parlamento può anche approvare il disegno di legge di iniziativa popolare con delle modifiche e in tal caso i promotori della proposta potranno decidere se rinunciare allo strumento di democrazia diretta o se andare avanti.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, tenta di smontare l'idea che il referendum senza quorum possa comportare il rischio che una decisione di pochi condizioni un intero Paese. «Non favorirà minoranze organizzate» dice, ribadendo che senza il quorum il dibattito tra promotori e contrari è più equilibrato. Da domani, intanto, la proposta inizierà il suo iter parlamentare e i grillini, consapevoli di essere minoranza sul tema, cercano di ammorbidire i toni. «Le riforme costituzionali - commenta la senatrice Silvia Vono (M5s) - servono a migliorare il funzionamento delle istituzioni. E il Parlamento saprà trovare la soluzione migliore in quanto legittima espressione dei cittadini». Resta comunque lo scetticismo di fondo di fronte all'iniziativa. Scetticismo ben espresso nelle parole del senatore di Forza Italia Renato Schifani. «Il referendum senza quorum è la conferma di un dna politico votato a smantellare i cardini della democrazia rappresentativa» dice l'ex presidente del Senato.

«Si vuole soppiantare il Parlamento - gli fa eco il suo compagno di partito Francesco Paolo Sisto - in favore di un manipolo di professionisti della firma che possono scrivere le leggi indipendentemente da deputati e senatori».

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