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Referendum, sì al quorum del 25%. Così il Pd aiuta la maggioranza

Passa l'emendamento dem, i gialloverdi trovano la quadra

Referendum, sì al quorum del 25%. Così il Pd aiuta la maggioranza

Roma - Accordo inedito tra Pd e Cinque Stelle. Per la prima volta dall'inizio della XVIII legislatura un'intesa è stata raggiunta tra le due forze politiche. E precisamente nelle stanze della Prima commissione (Affari costituzionali). La relatrice della ddl di riforma costituzionale dedicato ai referendum popolari, Fabiana Dadone (M5S), ha infatti accettato l'emendamento del costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti riguardante il quorum. L'emendamento parla di un quorum, argomento finora ostico agli ambienti grillini, tanto che da più parti si era pensato a un ennesimo motivo di crisi della coalizione giallo-verde, visto che la Lega da sempre è favorevole a irregimentare l'uso del referendum popolare attraverso un quorum. L'emendamento impone il quorum del 25% sui «Sì», ovvero sugli elettori che votano favorevolmente al testo del referendum. E questo - spiega Ceccanti - vale sia per il referendum abrogativo che per quello propositivo. La stessa relatrice ha anche accettato la soglia della maggioranza assoluta per le leggi di attuazione proprio dei referendum. Ovviamente il Pd ha subito cantato vittoria. E lo ha fatto non solo con Ceccanti ma anche col presidente del gruppo parlamentare, Emanuele Fiano: «Il quorum zero è morto. Vittoria della nostra proposta». La relatrice ha anche accolto un altro emendamento che raddoppia il numero di firme da presentare alla Consulta per le leggi di iniziativa popolare. Alcuni retroscena indicano come motivo del ripensamento dei Cinquestelle un accordo con i colleghi leghisti. Sarebbe una sorta di do ut des che avrebbe come controparte un atteggiamento meno ostile dei grillini sulla riforma della legittima difesa. Il ministro per i rapporti col Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha smentito («categoricamente») questo retroscena. «Il nostro obiettivo - commenta - resta quello di coinvolgere direttamente i cittadini nella formazione delle leggi. L'assenza del quorum sarebbe stato garanzia di maggiore partecipazione delle forze politiche. Tuttavia è importante favorire l'accordo più ampio possibile. Ed è così che si spiega il sì all'emendamento Ceccanti». Il ddl della Dadone resta una «proposta pericolosa» per Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa. «Il pericolo - dice - sta soprattutto nell'assenza di limiti chiari alle materie da sottoporre a referendum e nel ballottaggio tra proposta popolare e quella eventualmente riformulata dal Parlamento». Il giudizio più severo resta quello di Forza Italia.

«Questo ddl - dice Francesco Paolo Sisto - è un attacco all'articolo 70 della Costituzione per il quale la funzione legislativa è esercitata dalle Camere».

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