Politica

«Regeni è stato torturato un'intera settimana»

L'autopsia rivela: picchiato ogni 10-14 ore. Il governo egiziano: «Tutte falsità»

Fausto BiloslavoGiulio Regeni è stato sottoposto a tre fasi di torture, ogni 10-14 ore, in un'agonia che è durata almeno cinque giorni. Lo rivela l'agenzia stampa internazionale Reuters citando gole profonde della procura egiziana. Poche ore dopo il ministero della Giustizia egiziano smentisce seccamente ed i giornali vicini al governo continuano ad insinuare la pista dello spionaggio. L'ennesimo polverone sollevato dal Cairo, che rende sempre più confusa ed ingarbugliata la tragica vicenda. A tal punto che torna ad intervenire il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ripetendo di nuovo e senza grandi risultati la richiesta del governo di «una cooperazione piena, efficace e tempestiva sul terreno investigativo» da parte egiziana.Ieri la Reuters cita fonti anonime della procura, che raccontano della deposizione, la scorsa settimana, di Hisham Abdel Hamid, direttore del Dipartimento di Medicina legale del Cairo e due suoi collaboratori. Secondo l'anatomo patologo, che ha svolto l'autopsia, «le ferite e le fratture sul corpo (di Regeni, ndr) erano state procurate in diversi momenti a intervalli tra le 10 e le 14 ore. Questo significa che chiunque sia accusato di averlo ucciso lo stava interrogando per ottenere informazioni». Le torture sarebbero durate dai 5 ai 7 giorni, quasi fino al ritrovamento del cadavere il 3 febbraio scorso. Secondo la Reuters «è l'indicazione più forte sul fatto che Regeni sia stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziani. I loro metodi di interrogatorio comprendono bruciature di sigaretta ad intervalli di diversi giorni».Il diretto interessato, Abdel Hamid, non ha voluto commentare le indiscrezioni. Il problema è che per stabilire le tempistiche in modo così netto bisogna effettuare un'indagine istologica analizzando i tessuti al microscopio. Un'analisi complessa che richiede del tempo, ma il corpo di Regeni è stato ben presto consegnato alle autorità italiane e trasferito in Italia. Il governo egiziano ha reagito a palle incatenate bollando le rivelazioni della Reuters come «destituite di qualsiasi fondamento». Il vice ministro della Giustizia egiziano, Shaaban al Shami, ha smentito le torture sostenendo che il medico legale egiziano citato dall'agenzia «non è mai stato convocato dalla procura». Difficile credere che in un'indagine del genere non sia stato neppure sentito chi ha fatto l'autopsia.In contemporanea sul giornale Al-Akhbar, il secondo più venduto in Egitto, è apparsa la soffiata di una «fonte della sicurezza di alto rango» che rivela: «Gli apparati di sicurezza - egiziani, assieme - ai sette inquirenti italiani che si trovano sempre al Cairo hanno terminato gli interrogatori di 24 testimoni, amici e vicini di casa» di Giulio Regeni. Uno di questi, l'avvocato, Mohamed Khaled Mohamed el Sayyad, avrebbe notato «chiari segnali d'inquietudine e di tensione negli ultimi giorni prima dell'uccisione» di Regeni. La fonte del giornale sostiene che «le autorità italiane hanno esaminato il computer della vittima e rinvenuto rapporti tra l'accademico e Oxford Analytica, società britannica specializzata in affari internazionali che offre servizi di consulenza a società, istituti finanziari e governativi». Gli egiziani cercano di far riaffiorare la pista dello spionaggio, ma Regeni non era uno 007. Piuttosto bisognerebbe chiarire fino in fondo il ruolo dei suoi referenti accademici di Cambridge, che sono strenui oppositori del regime egiziano.

Ieri l'europarlamentare della Lega, Mario Borghezio, ha chiesto con un'interrogazione all'Alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, se non ritiene che «il ruolo di Cambridge abbia trasceso i normali confini scientifici compromettendo un giovane in una situazione pericolosamente collegabile a sospetti di attività di intelligence».

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