Politica

La regola madre della burocrazia Paghi di più? Non li vedi più...

Massimo M. Veronese

È sempre stato un uomo preciso: con le tasse poi bisogna avere cento occhi, una svista e vengono a bussare subito alla tua porta per esigere il maltolto. Ma l'eccesso di zelo, la necessità di non avere rogne, la volontà di dimostrarsi un bravo cittadino si è trasformato in una zappa sui piedi per un albergatore lucchese. Perché le regole in questo Paese all'incontrario puniscono volentieri solo chi le rispetta. Perché se dubiti dell'imparzialità delle istituzioni fai peccato ma raramente sbagli.

Così, mettere un numero in più e non uno in meno, metterlo per sbaglio, a perdere, non a guadagnare, può diventare una via crucis per il tartassato sul già tormentato sentiero che conduce a un paese civile.

In soldoni, è il caso di dirlo, l'albergatore ha iscritto alla voce «tassa di soggiorno» 11.374 euro invece di 1.374 euro. Un «uno» in più, che moltiplica l'importo, ma quanto basta per mettere in moto un effetto domino che ribalta giustizia e buonsenso.

L'albergatore ha capito quasi subito di aver fatto una cavolata. E di corsa, probabilmente anche trafelato, ha protocollato, come racconta La Nazione, la richiesta di rimborso a Palazzo Orsetti, denunciando il troppo versato e chiedendo, com'è normale, la restituzione del maltolto di cui sopra.

Tutto a posto? Neanche per scherzo. Perché nella sostanza nemmeno il tempo di versare i soldi, e i soldi non c'erano già più. Perché la risposta invece di essere, «certo, abbiamo notato l'errore, la risolviamo subito, ma le pare, grazie per la segnalazione», è stata «spiacenti, ma i soldi in cassa non ci sono, passi un'altra volta, quando non si sa». Più precisamente: «Sul capitolo di bilancio di competenza non ci sono fondi sufficienti per cui è possibile allo stato finanziare solo l'importo di 4.794 euro». La cifra versata per sbaglio ha infilato così le vie dell'ottusità burocratica, è entrata negli ingranaggi infernali della macchina comunale ed è stata divorata in un attimo.

Nemmeno Kafka sarebbe stato capace di mettere su un teatro dell'assurdo così. E il resto? «La quota mancante di 5.206 euro, più gli interessi spettanti, sarà liquidata successivamente, in base alla disponibilità dei fondi». Dunque l'albergatore dovrà aspettare e sperare nel ritorno della disponibilità di cassa del Comune. Se non fosse una parola consumata dall'abuso verrebbe da dire «solidarietà».

Ma ci siamo capiti lo stesso.

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