Politica

Renzi abbassa i toni ma attacca: "No al processo sul web"

L'ex segretario dopo l'arresto dei genitori lancia dubbi sulla tempistica: «È stato un capolavoro mediatico»

Renzi abbassa i toni ma attacca: "No al processo sul web"

Alla fine Matteo Renzi annulla la conferenza stampa che aveva annunciato ieri sull'onda dell'emozione poco dopo aver saputo che i suoi genitori erano stati posti ai domiciliari per bancarotta fraudolenta. Dopo averci ragionato a freddo sceglie la calma, preferendo esprimere la sua rabbia per un provvedimento che ritiene «abnorme e sproporzionato» in un lungo commento pubblicato nella tradizionale enews, la newsletter che invia ai suoi simpatizzanti. Uno strumento che gli permette di dosare bene le parole, evitando nuove allusioni ad una giustizia ad orologeria - che avrebbe fatto coincidere la notifica dei provvedimenti a casa Renzi, lunedì pomeriggio, con il pronunciamento della base M5s su Salvini - come quelle fatte a caldo ieri in un post su Facebook. «Oggi, casualmente oggi», aveva scritto Renzi, scatenando tra le sue truppe sospetti sulla tempistica dell'inchiesta, al punto che il deputato Pd Michele Anzaldi ieri andava ipotizzando che alcuni esponenti M5s sapessero in anteprima degli arresti. Sospetti messi subito a tacere dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «Respingo l'idea che ci sia un sistema giudiziario che si muove ad orologeria». Nella enews Renzi torna nei ranghi, pur non rinunciando a sottolineare come la vicenda dei suoi genitori abbia totalmente oscurato tutto ciò che è accaduto lunedì nel mondo della politica: «Un capolavoro mediatico, tanto di cappello». Ma si impone di rimanere calmo: «Non riusciranno a farmi parlar male dei giudici. Chi vuole il mio fallo di reazione, non lo avrà», dice.

Ormai però il sasso è stato lanciato nello stagno. I parlamentari renziani sono a briglia sciolta, le loro chat in fibrillazione. Chi un tempo era solito invocare rispetto della magistratura, pur di difendere l'onore del renzismo è pronto per abbandonarsi a toni finora sconosciuti al Pd. Si lavora alla controffensiva politica con l'obiettivo di sfruttare i prossimi appuntamenti di Renzi a Torino e Genova per presentare il suo libro per lanciare una mobilitazione collettiva in suo sostegno. Anche Piero Fassino si mostra garantista chiedendo «a chi svolge la delicata funzione di inquirente» di valutare le conseguenze dei propri atti. Tutto ciò tra il silenzio assordante della sinistra antirenziana e chi contesta l'atteggiamento dell'ex premier verso i magistrati. Si fa sentire il presidente Pd, Matteo Orfini, per esprimere solidarietà, ma anche perplessità sulla tempistica dell'inchiesta. Si fa la conta per vedere chi ha dato solidarietà. C'è Gentiloni, tutti gli ex ministri e pure Zingaretti. Nulla, a parte la Pinotti, dall'area dem di Franceschini.

Nella enews l'ex premier usa toni da politico, alternati a quelli personali di un figlio colpito negli affetti più cari, che si sente in qualche modo responsabile di quanto accaduto al padre. Perché per Renzi la verità è una sola: «Se non avessi fatto politica - assicura - oggi i miei genitori non subirebbero questo. Lo sanno anche i sassi. Se loro sono in questa situazione umiliante è colpa del mio impegno politico in questi anni». L'ex leader del Pd dice di non gridare ai complotti: «Chiedo che i processi si facciano nelle aule dei tribunali e non sul web o nelle redazioni dei giornali. I miei genitori, come tutti, hanno diritto ad un processo giusto e rapido». E aggiunge che «chi ha letto le carte e ha un minimo di conoscenza giuridica sa che privare persone della libertà personale per una cosa come questa è abnorme».

Tra l'altro, aggiunge, «chi conosce la realtà sa che quelle carte peraltro non corrispondono al vero».

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