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Renzi apre alla sinistra Ma l'alleanza è in alto mare

Pisapia replica al leader Pd: "Vuole fare come Biancaneve e i sette nani?". Emiliano batte cassa

Renzi apre alla sinistra Ma l'alleanza è in alto mare

Parte stamani il «treno dell'ascolto», con cui Matteo Renzi dà il via alla sua campagna elettorale in più di 100 province.

A Roma, intanto, si torna a discutere di premiership. Ieri è stato il sindaco di Milano Beppe Sala, che pure non ha mai preso le distanze dal segretario, a puntualizzare: «Credo sia giusto che Renzi sia il candidato premier, ma non penso che sia facile che lui diventi il presidente del Consiglio».

Matteo Renzi non pare allarmarsi per i nervosismi dei suoi sparsi alleati: se lui ha bisogno di allargare la coalizione, gli altri hanno bisogno di farsi imbarcare dal Pd per poter sperare in qualche eletto. Così dà pieno avallo alla nuova strategia inclusiva illustrata ieri da Walter Veltroni, che dice: «Se il Pd recuperasse il rapporto con Campo progressista di Pisapia e Mdp, si avvicinerebbe alla quota di maggioranza». Una mani tesa anche agli scissionisti dalemiani, per un accordo che - secondo Renzi - non può che «partire dai contenuti». Pisapia (e figurarsi D'Alema) non gradiscono la sua leadership? «Quello è un falso problema: la leadership si conquista sul campo, con i voti», ripete il segretario Pd. Che si dice disponibile anche a nuove primarie, se i suoi potenziali alleati insistessero. «Se poi invece preferiscono evitarle - aggiunge, con un filo di ironia, parlando con i suoi, «si vedrà alle elezioni chi prende più voti».

La coalizione di centrosinistra evocata dal leader Pd (con una gamba centrista, una europeista-radicale, una ambientalista e una di sinistra) sembra comunque in alto mare, per il momento. Il clima è teso, all'indomani della celebrazione del decennale del Pd. Pisapia manda messaggi indispettiti: «Il Pd vuol fare una coalizione o una riedizione di Biancaneve e i sette nani?», dice, forte di sondaggi a metà tra Cucciolo e Eolo.

Ma molto, se non moltissimo, dipende dalla legge elettorale: al Senato ogni voto conta, e finché non si saprà se il Rosatellum verrà definitivamente approvato, e non avverrà la distribuzione delle candidature, correnti e partitini terranno alta la tensione per spuntare un prezzo più esoso. Lo si capisce dal nervosismo di Michele Emiliano, che ieri in un'intervista al Corriere della Sera metteva sul tavolo la sua testa di cavallo: «Renzi non fa accordi con nessuno, solo quando farà le liste scopriremo cosa ha deciso. Se fosse lungimirante cercherebbe di avere Emiliano dalla sua parte - avverte, parlando di sé medesimo in terza persona - Se invece venissimo indispettiti, potrebbero esserci problemi gravi, rischieremmo di essere meno convincenti in questo tentativo di sostenere il Pd, già pieno di dubbi». Il messaggio è chiaro: o Renzi assicura ad Emiliano tanti posti in lista quanti il pingue governatore ritiene necessari, oppure rischia di ritrovarsi una lista «civica» promossa da Emiliano contro, e non alleata con il Pd.

Il Rosatellum non è stato ancora approvato, insomma, ma il mercato delle candidature è già aperto.

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