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Renzi in Armani, Italia in mutande

Nuovo record di disoccupazione, il premier alla festa con le star di Hollywood

Renzi in Armani, Italia in mutande

Matteo Renzi incassa tre fiducie e tre schiaffoni. Le prime arrivano sulla legge elettorale da un Parlamento rappresentativo solo di se stesso, composto da molti uomini propensi al tradimento e da altri impauriti dall'idea di dover rinunciare a scranno e stipendio. I secondi provengono dal Paese reale nel quale agli uomini non è dato di poter scegliere per convenienza. Nell'ordine: la disoccupazione, giovanile e no, raggiunge un nuovo record alla faccia del Jobs Act; la Consulta ha giustamente annullato la legge folle di Monti-Fornero che metteva un tetto alle pensioni minime, provocando così un nuovo buco di oltre cinque miliardi nei conti pubblici (altro che tesoretto); il consiglio di amministrazione del Corriere della Sera ha nominato il nuovo direttore (Luciano Fontana, auguri di buon lavoro) e la scelta è caduta fuori dalla rosa dei raccomandati dal premier.

Un disastro insomma, che arriva mentre il premier sfila per Armani con le star di Hollywood alla festa di inaugurazione dell'Expo. Una passerella mondiale dell'alimentazione sulla quale Renzi salirà da abusivo. Non ha nessun merito se da oggi e per sei mesi l'Italia sarà sotto i riflettori universali, anzi il suo partito fu in prima linea a osteggiare e denigrare chi l'Expo l'ha sognato, voluto e portato a casa: Letizia Moratti, all'epoca sindaco di Milano in quota Forza Italia, regnante il governo Berlusconi. Chi le è succeduto, sindaco e primi ministri di sinistra, semmai hanno pasticciato al punto da mettere a rischio una apertura degna.

Visto che di cibo si parla, diciamo che Renzi oggi mangia gratis. A differenza dei disoccupati creati dalla sua fallimentare politica economica tutta tasse e di chi, grazie al taglio delle pensioni del suo pre-predecessore Monti, ha dovuto tirare inutilmente la cinghia e che solo oggi si è deciso di risarcire. È possibile, anzi ormai è certo, che Renzi vincerà il braccio di ferro sulla legge elettorale imposta a colpi di fiducia (l'ultimo voto, lunedì). Aspettiamo ansiosi il suo tweet su «l'Italia che va».

Quello che non può fare oggi, Primo maggio, una Festa del lavoro che tre governi non eletti di sinistra consecutivi hanno trasformato, con la complicità di traditori e capi di Stato, in giorno in cui si celebra la tragedia della disoccupazione.

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