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Renzi attacca: killer, non eroe. Ma la sinistra rimane in silenzio

Il leader Pd su Twitter: "Uno schiaffo vederlo brindare". Da Bersani, D'Alema e Pisapia nemmeno una parola

Renzi attacca: killer, non eroe. Ma la sinistra rimane in silenzio

Altro che differenze di vedute sul voto disgiunto o il superticket. Il crepaccio che separa le varie anime della sinistra si allarga a dismisura su temi ben più significativi. Va ascritto a Matteo Renzi il merito di aver parlato chiaro sul caso Cesare Battisti: «Vederlo brindare con la birra è uno schiaffo alle famiglie e a tutti gli italiani Un killer, non un eroe: Brasilia restituisca Battisti». Frasi simili l'ex premier e attuale segretario del Pd le aveva già affidate ai social network al momento dell'arresto del terrorista che da anni ride dell'Italia godendosi l'impunità garantita dal Brasile: «#Battisti stava fuggendo in Bolivia. L'hanno preso. Adesso le autorità brasiliane lo restituiscano all'Italia, subito. Chiediamo #giustizia».

Certo, sono solo frasi, la sostanza deve ancora venire. Ma conforta il fatto che anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che pure rispetto a Renzi rappresenta una diversa sfumatura di Pd, abbia garantito l'impegno del governo per arrivare a mettere le mani su un pluriomicida condannato e scampato alla galera solo grazie a una rete di protezioni politiche e intellettuali che affonda le sue radici in Italia. Quelle di Renzi per ora sono solo frasi, ma significative. Anche perché la volontà di veder rispettate le sentenze su Battisti, che dovrebbe appartenere a chiunque abbia a cuore lo stato di diritto, a sinistra è tutt'altro che scontata.

Non c'è un solo leader importante di Mdp, ma nemmeno un peone qualunque, che abbia fatto sentire la propria voce sulla vicenda di Cesare Battisti. Pier Luigi Bersani ha trovato il tempo di parlare di alleanze e di Ius soli, Massimo D'Alema di sparlare di Renzi, suo chiodo fisso, Roberto Speranza si è occupato di abbracciare il compagno di partitino Filippo Bubbico per congratularsi di essere uscito dal governo. Non fa eccezione nemmeno la parte della minoranza Pd che ha scelto di restare all'interno del partito: silenzio anche da Michele Emiliano, che pure, da magistrato, dovrebbe essere sensibile a una questione che offende il più elementare senso di giustizia. Ma anche lo stesso Giuliano Pisapia, nonostante il passato da giurista, non ha proferito parola sulla questione, pur avendo in passato giurato di essere «sempre stato contro il terrorismo». Per non parlare ovviamente dell'area a sinistra del Pd, dove non si registrano prese di posizione dai big come Nichi Vendola o Laura Boldrini, i cui attivissimi account social ignorano la questione nonostante la carica istituzionale che ricopre non sarebbe affatto in contrasto con un intervento su una questione che umilia le istituzioni italiane.

È l'ennesima prova che un vasto pezzo della sinistra sia politica che culturale (basta contare il numero di registi, scrittori e intellettuali assortiti che firmarono il vergognoso appello per la libertà di Battisti nel 2004) è rimasta ai compagni che sbagliano. Sui social l'archeosinistra continua a imbastire tesi giustificazioniste («l'Italia di allora non era democratica»), benaltriste («e i nazisti fuggiti in Brasile con l'aiuto del Vaticano?», «e i latitanti di mafia coperti dallo Stato») o semplicemente dichiarate false dalla storia ancor prima che dalla giustizia («è innocente»). Qualcuno di quegli intellettuali, vedi Roberto Saviano, si è poi dissociato da se stesso ritirando la firma.

Si fa prima a contare le eccezioni, le voci ferme su Battisti come quella di Veltroni, seguito da pochi altri nel Pd come Emanuele Fiano e Stefano Esposito. Renzi ha capito che anche un tema come questo può segnare la differenza con una sinistra preistorica e ha calcato, saggiamente, la mano: «Tanti cattivi maestri, specie di una certa sinistra, hanno aiutato a creare dei miti.

Battisti non è un eroe romantico, né un rifugiato politico: è un killer atroce e spietato».

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