Politica

Renzi copia Steve Jobs Ha idee e cattiveria ma è senza prodotto

Il premier si ispira al guru di Apple, partito da un garage con una start up. Ha uguale facilità a liberarsi degli amici però non sa cosa mettere sugli scaffali

Renzi copia Steve Jobs Ha idee e cattiveria ma è senza prodotto

«Ci ritroveremo intorno all'ora di cena: inizieremo i lavori in un ambiente che richiamerà un garage. Garage perché simbolo dei luoghi in cui le idee divengono start up , progetti industriali, posti di lavoro. Garage perché simbolo del luogo da cui far ripartire una macchina che è rimasta ferma troppo a lungo. Garage perché simbolo di uno spazio dove far lavorare la fantasia e dove provare a concretizzare i sogni»: così Matteo Renzi ha parlato della quinta edizione della Leopolda, la convention del premier che si terrà da oggi al 26 a Firenze.

Renzi strizza l'occhio alle rockstar della nostra epoca, che hanno tutte (o quasi) casa nella Silicon Valley e utilizzano il computer al posto della chitarra. Sono i divi dell'età di Internet: i Mark Zuckerberg ( Facebook ), i Sergey Brin e Larry Page ( Google ), gli Steve Jobs ( Apple ). Sono gli imprenditori che scommettono su una idea e conquistano il mercato attraverso l'innovazione. Con pochi mezzi e molte idee. Talvolta partendo dal garage di casa, proprio come Steve Jobs.

Renzi come il guru di Palo Alto morto nel 2011? Vediamo. Jobs era celebre per l'indifferenza, qualcuno dice: la cattiveria, con la quale si liberava degli «amici» qualora non fossero più funzionali al progetto e dediti all'idea. Di quelli che iniziarono con lui in garage, pochi sono «sopravvissuti» fino all'epoca dei trionfi. Tra i mille talenti di Jobs, particolarmente sviluppato era quello per il marketing . Era un grande venditore, abile nel valorizzare il marchio Apple , tuttora sinonimo di design sublime, perfezione tecnica, avanguardia. La «mela» non rappresenta una semplice serie di oggetti ma un intero mondo. Nel corso di eventi sceneggiati come liturgia, Steve Jobs «piazzava» al cliente una filosofia di vita: il sogno di un tecnologia potente ma elegante e discreta nelle apparenze.

Renzi, in effetti, ha qualcosa in comune con Jobs. Essere suo «amico» è un mestiere difficile: chiedere, per maggiori informazioni, ad alleati, fedelissimi e sponsor come Pippo Civati, Matteo Richetti e poi Rutelli, Reggi, Emiliano, Gori, Della Valle, Delrio. Oppure a Enrico Letta, quello a cui il rampante Matteo indirizzò su Twitter il famoso hashtag #Enricostaisereno, giusto un minuto prima di prenderne il posto alla presidenza del Consiglio. Come venditore, poi, Renzi è infaticabile. Ha annunciato tutto quello che poteva annunciare, e poi rinviato tutto quello che poteva rinviare, forse per poterlo in seguito annunciare di nuovo. Riforme istituzionali, tagli alla spesa pubblica, abolizione di enti inutili, mazzate alla burocrazia, misure economiche per la crescita, un ruolo da leone in Europa... Insomma, diciamo che Renzi si è sbilanciato parecchio, e che gli italiani, ottimisti, hanno avuto fiducia regalando al Partito democratico un grande successo alle elezioni europee.

Però Steve Jobs era anche molto concreto. «Cattiveria» e marketing non bastano per trasformare una start up in un successo. Finite le chiacchiere, ci vuole il prodotto da mettere sugli scaffali, e Steve Jobs ce l'aveva sempre. Di volta in volta si chiamava pc (personal computer, non partito comunista), Mac, iPod, iPad, iPhone. Tutta roba destinata a cambiare la cultura e lo stile di vita dell'intero pianeta. A Renzi non si chiede tanto. Basterebbe passasse dall'annuncio del prodotto al prodotto stesso, visto che il barometro dell'economia continua a indicare tempesta. Le idee non sono sufficienti. Senza prodotto le start up falliscono.

Come i governi e purtroppo gli Stati.

Commenti