Politica

"Renzi dice no al taglio degli stipendi per salvare le casse del Pd"

Se fosse passato il taglio agli stipendi, le casse del Pd ne avrebbero risentito perché i deputati devolvono circa 2mila euro a testa per pagare gli stipendi dei dipendenti del partito

"Renzi dice no al taglio degli stipendi per salvare le casse del Pd"

“Il motivo per cui Matteo non ci ha fatto votare questo taglio delle indennità, secondo me, è solo uno: per salvare la ‘ditta’, perché altrimenti potrebbe saltare il banco al Nazareno, che si regge anche grazie ai prelievi sulle nostre buste paga. Ha le mani legate”. A confessarlo è una deputata del Pd di orientamento renziano, rivela il quotidiano La Stampa.

I deputati dem e le federazioni locali verserebbero al partito circa duemila euro al mese per racimolare gli 8 milioni di euro necessari a pagare gli stipendi dei dipendenti del Pd. Se fosse passato il dimezzamento delle indennità, dalle tasche dei deputati sarebbero usciti 2500 euro al mese e sarebbe stato molto più difficile per il segretario Renzi chiedere ai suoi 400 parlamentari di aiutare le casse del Pd. Il problema potrebbe ripresentarsi se il Pd votasse la proposta del premier di tagliare i rimborsi spese in base alle presenze in Aula anche perché il mezzo milione ottenuto col 2x1000 non è sufficiente a coprire le spese. “Dovevamo fare subito una nostra proposta di legge per dimezzare la diaria come aveva chiesto Matteo”, dice il renziano David Ermini “così li mettevamo all’angolo, perché sulle presenze loro sono in affanno, alle sette di sera quando va garantito il numero legale spesso se ne vanno e in aula non c’è nessuno, senza parlare poi di Forza Italia...”.

Non aver agito su questo versante “rischia di azzerare tutto il lavoro fatto per il referendum”, sbuffa un dirigente romano.

Commenti