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Renzi in fuga dal governo che studia nuove tasse

In vista delle elezioni, l'ex premier avvisa Padoan e Calenda: «Non alzate le imposte». Altolà della Ue

Renzi in fuga dal governo che studia nuove tasse

«Saggio e diplomatico», certo. Ma anche un po' «democristiano», troppo «cauto», «poco energico».

In casa renziana, i giudizi sul governo Gentiloni oscillano tra il realismo («Dopo la vittoria del No al referendum, l'Italia è sprofondata nella palude, tutto è bloccato e di conseguenza il governo ha pochissimi spazi di manovra», come ragiona un dirigente Pd) e l'irritazione che il Pd si ritrovi a pagarne le conseguenze. Seppure con toni vellutati, l'ex premier incita Palazzo Chigi a fare più in fretta e di più, come per esempio su voucher: abolirli «è stata una scelta del governo e come tale la rispetto», ma visto che «ha annunciato che pensa ai mini job», li faccia: «Avrà tutto il nostro sostegno».

Ma è soprattutto sulla politica economica, e sulle scelte da fare in vista del Def e sulla futura manovra che il pressing del leader Pd si fa più impaziente e aspro. Il Pd - già al centro di attacchi feroci dei grillini, dei fuoriusciti bersanian-dalemiani, di alcune procure e di buona parte dei media - non vuole ritrovarsi a fare campagna elettorale per il 2018 sotto il peso di tagli e tasse. Così nel mirino finiscono i «tecnici» come il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e quello allo Sviluppo Economico Carlo Calenda.

Renzi vuole che sia chiara una cosa: visto che sarà il Pd a garantire al governo la maggioranza necessaria e a metterlo al riparo dai ricatti e dalle trappole degli scissionisti (che sul decreto terremoto hanno votato contro con i grillini ben 50 volte su 77), le scelte vanno concordate, risposte da dare alla Ue incluse. «Ho sempre giudicato esosa la richiesta dell'Unione Europea sui nostri conti: tutti gli anni discutiamo di qualche zero virgola. Speravo potessero accontentarsi di meno, ma alla fine dei conti non sono tre miliardi il problema», ha spiegato l'ex premier. Mandando un messaggio chiaro al titolare dell'Economia: «Sono certo che il ministro Padoan avrà la sensibilità di confrontarsi rapidamente con il reggente del Pd, i capigruppo e con i suoi colleghi ministri del nostro partito per trovare una soluzione che, a mio giudizio, è ampiamente alla nostra portata. Senza alzare le tasse», perché di aliquote Iva Renzi non vuole sentir parlare.

Il capogruppo Pd Ettore Rosato ha invitato Padoan all'assemblea dei deputati che verrà convocata ad hoc per discutere il prossimo Def. Intanto ieri il ministro ha incontrato il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, che vuole sapere dal governo italiano quali misure addizionali - pari allo 0,2% del Pil - intenda mettere in campo per rientrare nei margini del Patto di Stabilità (o di «stupidità», come lo bolla Renzi citando Romano Prodi). All'uscita, Dombrovskis ha fatto sapere che l'Italia deve «mantenere la rotta» perché la sua crescita è «modesta», e che «c'è un impegno molto concreto del'Italia» per la manovra, ma che «solo il tempo ci dirà» con quali scelte.

Il tempo, e in parte anche il leader del Pd.

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