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Renzi fuori controllo attacca De Bortoli in stile Cinque stelle

L'affondo dell'ex premier: "Ha un'ossessione per me". E lancia insinuazioni sulla Rai

Renzi fuori controllo attacca De Bortoli in stile Cinque stelle

Un giorno per smaltire la botta, uno per la ricaduta in depressione. Il terzo, la riscossa tramite bravi. Al quarto giorno, Ei si levò.

Dev'essere ormai approdato ben oltre la crisi di nervi, il Matteo Renzi caduto da cavallo e ferito nell'onore (della Boschi). Facile comprenderne un paio di motivazioni, almeno. Comunque lo si ponga, l'affaire bancario dell'Etruria che investe la sua vestale numero uno è fardello difficile da rimuovere come da portare sulle spalle (specie in campagna elettorale). In secondo luogo, quanto scritto da Ferruccio de Bortoli nel suo libro non ha soltanto valore in sé, toccando il nocciolo duro dell'intera parabola-Renzi, ma designa anche il punto di tramonto di quel destino che pure, per un paio d'anni, sembrava essersi accreditato presso il «sistema» come soluzione e rinnovamento. Premesse necessarie per arrivare al Renzi che non trova altro, come antidoto dal travaso di bile, che affidare la difesa della Boschi a un'insopportabile lenzuolata di veleno contro de Bortoli, offertagli dal fidato Claudio Cerasa, direttore del Foglio. Involuzione anti-sistema di cui sinceramente preoccuparsi, degna del più invasato dei grillini, e mai vista da parte di un ex premier. Né consentita ad aspirante premier.

Brevi cenni dall'universo politico e poi il «dunque». «De Bortoli ha fatto il direttore dei principali quotidiani... e ora spiega che i poteri forti in Italia risiedono a Laterina?... Ferruccio de Bortoli ha un'ossessione personale per me che stupisce anche i suoi amici. Quando vado a Milano, mi chiedono: ma che gli hai fatto a Ferruccio? Boh. Non lo so. Forse perché non mi conosce. Forse perché dà a me la colpa perché non ha avuto i voti per entrare nel Cda della Rai e lo capisco: essere bocciato da una commissione parlamentare non è piacevole...». Dopo una versione assai lacunosa su quanto accadde nell'ambito bancario, Matteo ripropone il tema che sembra potergli sfuggire di mano. «Per concludere vorrei ricordare un dettaglio...». E giù una sfilza di calunnie che dovrebbero minare l'attendibilità dell'ex direttore del Corsera: «Ferruccio de Bortoli (lo cita ancora per nome e cognome, anche questo è un segno inquietante, ndr) ha detto falsità su Carrai. Ha detto falsità sulla vicenda dell'albergo... Ha detto falsità sui miei rapporti con la massoneria... Non so chi sia la sua fonte e non mi interessa. So che è ossessionato da me...».

Come nella sconfitta al referendum, il segretario post-grillino del Pd, piuttosto che interrogarsi sui motivi, preferisce incaponirsi nella boxe. Che resta pur tuttavia noble art, a giudicare dalla signorile, ironica, misuratissima replica di de Bortoli. «Ho letto la bella intervista... Politicamente assai significativa. Con un titolo che spero sia un programma: Serve il coraggio della verità... Segnalo all'ex premier che avendo due volte detto no alla proposta di fare il presidente Rai, non era nelle mie ambizioni essere eletto nel Cda. Visto quel che sta accadendo, ringrazio di cuore per non avermi votato. Non avrei potuto comunque accettare...». Felpato «re» della cautela e dell'understatement, precisa e ammette errori nella carriera. A proposito delle minacce ricevute dall'inviato Marco Galluzzo dice che si sarebbe «aspettato delle scuse». Conclude con gli auguri per il nuovo libro, così come sarcasticamente aveva fatto Renzi.

Per capire ci vorrà ancora del tempo.

E un passaggio ancora sfuggito a Matteo: che lo stolto, quando gli indicano la luna, sbaglia a mordere il dito.

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