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Renzi giù nei sondaggi. Il Cav e perfino Monti avevano più consenso

Fine della luna di miele, a nove mesi dall'inizio del mandato il premier ha il 43% contro il 55% del leader di Forza Italia e il 52% del Professore

Renzi giù nei sondaggi. Il Cav e perfino Monti avevano più consenso

Segnali di logorio e di discesa (veloce) nei sondaggi. Il volo verso l'alto di Matteo Renzi non è più quello irrefrenabile e irresistibile di qualche settimana fa. Anzi il premier «pigliatutto» mostra una perdita di quota resa più evidente dal confronto con i suoi predecessori al nono mese di governo.

L'ultimo dato accende più di un campanello d'allarme dalle parti di via del Nazareno. Il capo dell'esecutivo - che ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica lo scorso 21 febbraio - si attesta infatti, secondo Ixè per Agorà , al 43% (in discesa dal 45%). Un calo consistente, soprattutto se si paragona il suo livello di popolarità con quello degli altri inquilini recenti di Palazzo Chigi. Dopo lo stesso arco di tempo Renzi mantiene un buon vantaggio soltanto nei confronti di Enrico Letta che si attestava nel gennaio 2014 - quando era giunto quasi al traguardo della sua avventura governativa - al 38%. Se si va, invece, a guardare il livello di gradimento registrato da Mario Monti e Silvio Berlusconi dopo nove mesi, la «sconfitta» è netta, visto che il primo conquistava la fiducia del 52% degli italiani e il secondo otteneva il miglior risultato in termini di consensi con un gradimento personale al 55%.

Interessante anche guardare le oscillazioni nel tempo della popolarità di Matteo Renzi. Nel primo mese di governo il segretario del Pd promosso premier può contare su un consenso del 66%. Una percentuale che gli assicura il primato nel confronto con tutti i suoi predecessori e testimonia come gli italiani al battesimo della sua avventura gli abbiano concesso una sorta di cambiale in bianco. Il terzo mese tocca il livello massimo con una impennata al 70%. Sono i giorni in cui viene annunciata la distribuzione degli 80 euro in busta paga per i redditi più bassi: una sorta di balsamo miracoloso, propedeutico anche alla grande vittoria renziana alle elezioni europee. L'onda lunga renziana prosegue fino a tutto il sesto mese, visto che nei primi 180 giorni i consensi resistono sempre sopra il 60%. La discesa inizia tra agosto e settembre: nel settimo mese di governo Renzi scende al 54%, l'ottavo registra ancora una flessione (51%), fino al 43% attuale. Da notare che il sondaggio di ieri assegna al governo nel suo complesso una fiducia maggiore rispetto a quella del premier, visto che i consensi dell'esecutivo passano dal 47 al 45%: due punti più di Renzi (mentre il Pd scende al 38,2%).

Naturalmente bisognerà verificare nel tempo se questa retromarcia continuerà oppure se si verificherà una inversione di tendenza. Renzi mantiene ancora la palma del leader italiano più apprezzato (dietro a lui troviamo Giorgio Napolitano stabile al 38%, Matteo Salvini, in crescita al 22%; Beppe Grillo al 16% e Silvio Berlusconi al 15%). Di certo la luna di miele con l'elettorato appare finita, con gli italiani più attenti a soffermarsi sui risultati concreti che non sulla «annuncite» del premier. Un effetto boomerang probabilmente legato alla velocità della sua tabella di marcia, a quella raffica di «faremo questo entro» destinata inevitabilmente a presentare il conto a chi decide di scommettere d'azzardo sulla ricerca del consenso immediato.

Più nel dettaglio c'è chi individua tra le cause del brusco calo lo scontro frontale con il sindacato, con tanto di sciopero generale; chi punta il dito contro i risultati economici deludenti e la mancata inversione di tendenza; chi guarda alla crisi dell'eurozona; a una lotta agli sprechi che non sembra davvero avere intaccato le abitudini (e le buste paga) della Pubblica amministrazione, degli organi costituzionali e delle municipalizzate; all'assenza di un vero contrasto all'immigrazione clandestina. «Il tema dell'economia ha un'urgenza quasi brutale in questa fase» osserva Roberto Weber, presidente Ixè. «Circa il 45% degli italiani ha paura di perdere il posto di lavoro.

E questo spiega un po' tutto».

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