Politica

Renzi manda avanti Boeri poi finge di bocciarlo La sforbiciata solo rinviata

Gioco delle parti tra governo e Inps: l'uscita era concordata. Ma il premier ufficialmente stronca l'idea: «Non è il momento di toccare chi prende 2mila euro al mese di pensione»

RomaTroppe voci che si rincorrono. Pressioni per riformare la previdenza allargando i cordoni della borsa. Poi, addirittura, il piano di Tito Boeri che diventa una sorta di mistero, presentato come un testo che Palazzo Chigi vuole nascondere. Clima che a Matteo Renzi non piace per nulla, così come non gli piaceva lo scontro con le Regioni. Temi diversi, stesso problema: il rischio di inquinare il passaggio parlamentare della legge di Stabilità.

Nasce così l'uscita doppia di ieri. In tarda mattinata esce l'anticipazione di un'intervista al premier tratta dal libro di Bruno Vespa. C'è anche un capitolo previdenza. In sintesi: «Non è il momento di tagliare». Poco dopo nel sito dell'Inps spunta il famoso piano Boeri che l'economista aveva depositato a Palazzo Chigi all'inizio dell'estate. Che invece taglia, di molto, le pensioni più ricche.

La coincidenza è stata all'inizio letta come uno sgarbo dell'economista nominato al vertice dell'ente economico più importante del Paese. Un'altra presa di distanze di Boeri, dopo le proteste contro il governo per avere rinunciato a inserire nella manovra novità sulle pensioni. Ma poi dalla presidenza del Consiglio arriva una precisazione informale: nessuno scontro tra Inps e governo sulla pubblicazione del piano sulle pensioni. L'uscita era stata concordata. Un gioco delle parti insomma, che ha fatto subito pensare, se non a un endorsement , a una condivisione di fondo del progetto di Boeri da parte di Renzi. Nuova precisazione: la condivisione è solo sulla pubblicazione delle proposte di Boeri. Non sulla proposta in sé, che era e resta sua.

La linea di Renzi sulle pensioni è quella scritta nell'intervista a Vespa per il libro Donne d'Italia . «Alcuni correttivi proposti dall'Inps di Tito Boeri - rileva Renzi - avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato. Non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani. Se metti le mani sulle pensioni di gente che prende 2mila euro al mese, non è una manovra che dà serenità e fiducia. Per carità, magari è pure giusto a livello teorico. Ma la linea di questa legge - rivendica il presidente del Consiglio - è la fiducia». Poco più tardi anche una nota del ministero del Lavoro guidato da Giuliano Poletti che giudica utili le proposte di Boeri, ma inattuabili ora. Un paletto preciso per evitare che si apra una trincea nel bel mezzo della legge di Stabilità. Con tutto quello che può comportare per i rapporti con l'Unione europea e con la sinistra, nel Pd e fuori, che ieri ha attaccato il piano di Boeri. Proposta bocciata anche dall'ala destra della maggioranza, con Maurizio Sacconi (Ap) che la derubrica a opinione tecnica.

Il problema era e resta politico. Renzi non vuole farsi carico di nessuna penalizzazione, almeno con questa legge di Stabilità, che vuole sia interpretata come espansiva. Nella declinazione renziana diventa: che non scontenti nessuno.

Ma la notizia è semmai la condivisione, sia pure di principio e teorica, dell'impostazione di Boeri: chiedere un sacrificio a chi prende più di quanto versato.

Come dire, la resa dei conti con i pensionati del retributivo, o delle gestioni che sono in forte squilibrio, è solo rinviato.

Commenti