Elezioni Regionali in Sicilia

Renzi mette già le mani avanti e prepara il duello con Di Maio

Il leader fiuta il ko sull'Isola: "Chissà chi dirà che il Pd deve cambiare candidato premier". E pensa alla sfida su La7

Renzi mette già le mani avanti e prepara il duello con Di Maio

Dal voto in Sicilia Matteo Renzi, con realismo, non si aspetta nulla di buono.

Il risultato del Pd, dicono al Nazareno, si aggirerà attorno a quello (assai basso) del 2012, in era Bersani. Poi nel Pd si aprirà la tenzone post-siciliana: «Voglio vedere chi sarà il primo a dire che bisogna cambiare il candidato premier del Pd», ironizza Matteo Renzi con i suoi. Ben sapendo che, per statuto, il segretario è il candidato premier, e che nessuno nel suo partito ha la forza per chiedere un nuovo congresso e provare a sostituirlo. Dunque, l'arma letale della scelta delle candidature resterà nelle sue mani, e sarà un utile strumento per tenere buone le fronde interne in una campagna elettorale che, a giudicare dalle mosse di questi giorni, sarà tutta giocata all'attacco a cominciare dal fronte banche. Con Bankitalia nel mirino, e la commissione d'inchiesta come campo di gioco. «Vogliamo solo arrivare alla verità - dice il renziano Andrea Marcucci - Vogliamo sapere cosa non ha funzionato nella vigilanza durante le crisi delle banche venete per evitare che possa risuccedere».

Resta l'incognita della data del voto: c'è, anche nel Pd, chi vorrebbe spostarlo più in là possibile, a maggio, con il ragionamento che serve più tempo per costruire quella coalizione «ampia» che anche il premier Gentiloni ha sollecitato. Renzi però resta dell'idea che la data migliore sia marzo, e che tirare in lungo la legislatura serva a poco. E su questo insisterà.

Ma, batosta o non batosta, martedì il leader Pd sarà in tv a duellare con l'aspirante premier grillino. È stato proprio Renzi, con una telefonata al conduttore de La7 Giovanni Floris, che Luigi Di Maio ha fortemente voluto come spalla, a sciogliere ieri la riserva: «Sono una persona seria, quindi vengo, anche da te».

Dunque, accantonata l'ipotesi Rai (dove ovviamente sono furibondi per il favore alla concorrenza), il duello andrà in onda su La7. Del resto, Di Maio - che non si aspettava che il segretario del Pd accogliesse una sfida lanciata più per distogliere l'attenzione dai pasticci delle candidature grilline in Sicilia che per fare davvero il confronto - ha puntato i piedi per andare in onda in un ambiente per lui protetto e amichevole, col sottofondo la bendisposta claque di DiMartedì. Perfido il commento di Bruno Vespa, che ovviamente ambiva ad ospitare lui il match: «La scelta finale era già stata fatta prima che si cominciasse a discutere. Renzi ha lasciato a Di Maio la scelta del campo ed era scontato che finisse così».

Di qui a martedì, però, i riflettori saranno puntati tutti sulla Sicilia. Un test importante, certo, dice l'orfiniano Stefano Esposito, «ma costruirci sopra strategie politiche può essere disastroso». Il Pd, aggiunge, «paga un prezzo a cinque anni di governo Crocetta che mi pare abbiano lasciato un segno molto negativo nei siciliani. Di questo ci facciamo carico, anche se abbiamo cambiato candidato. I cittadini però il giudizio lo danno anche su quello che hai fatto prima». Proprio il governatore uscente Crocetta, intanto, fa mea culpa sui tempi dello spoglio, che inizierà solo lunedì, la mattina dopo il voto: «Mi rendo conto che è una norma sbagliata, è stato un errore non averla cambiata», dice (avendo avuto cinque anni per farlo).

E l'esponente di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto già strilla ai brogli: «Gli exit poll saranno comunque diffusi dopo le 22 e in caso di testa a testa qualcuno potrebbe fare il furbo nella notte».

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