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Renzi minaccia larghe intese per piegare la minoranza Pd

Il premier agita lo spettro delle elezioni: se mi fate cadere votiamo con il Consultellum e non vince nessuno. L'ipotesi piace agli scontenti Ncd

Renzi minaccia larghe intese per piegare la minoranza Pd

I toni bassi e concilianti l'approccio gentile non conquistano la minoranza Dem e non tranquillizzano più di tanto gli aspiranti ribelli di Ncd. Dopo l'intervento di Matteo Renzi all'assemblea dei senatori del Pd, i pontieri del premier-segretario continuano a lavorare per sminare il terreno e smussare spigoli e distanze, ma il motore della mediazione sul Ddl Boschi fatica a partire. Gli uomini vicini a Pier Luigi Bersani respingono l'offerta di un sistema di elezione semidiretto dei senatori, da inserire però fuori dall'articolo 2, così non da non allungare troppo i tempi dei successivi passaggi parlamentari. Una acrobazia costituzionale difficile da digerire che esporrebbe la riforma al rischio-pantano.

Quali sono, dunque, le armi in mano al premier per portare a casa la riforma e uscire dallo stallo? C'è chi sostiene che alla fine Renzi potrebbe essere tentato dal ricorso alla fiducia, ma in ambienti renziani questa opzione viene esclusa. Renzi per il momento vorrebbe tenersi alla larga da una prova di forza. La situazione, insomma, resta fluida i giochi sono aperti e dalle parti di Via del Nazareno circola ancora la convinzione che circa quattordici dei ventotto ribelli potrebbero essere recuperati alla causa senza enormi fatiche. Inoltre ci sarebbero anche gli ex grillini da corteggiare, facendo balenare lo spettro del ritorno alle urne. Renzi a questo punto si è preso qualche giorno di tempo per uscire dal vicolo cieco e tentare un'intesa con la sua minoranza.

Sotto traccia, però, si analizzano anche scenari alternativi. C'è chi sostiene - e anche Silvio Berlusconi ne sarebbe convinto - che il premier stia seriamente pensando di andare al voto con il Consultellum, ovvero con la legge elettorale «residua», quella prodotta dall'intervento della Corte Costituzionale e attualmente in vigore. Il Consultellum prevede un sistema proporzionale senza premio di maggioranza con la possibilità per l'elettore di esprimere una preferenza. Questa soluzione avrebbe i suoi vantaggi per Renzi visto che non lo esporrebbe al rischio di una vittoria grillina (e lo sottrarrebbe al logoramento delle promesse impossibili da mantenere, con una accelerazione verso le urne). L'ulteriore passaggio, in caso di risultato elettorale in equilibrio, potrebbe essere quello delle larghe intese: una eventualità che metterebbe all'angolo la sinistra del Pd e metterebbe in fuorigioco il Movimento 5 Stelle. Unica controindicazione: Renzi non avrebbe più una maggioranza «gonfiata» dal premio di maggioranza, come quella attuale, con 120 deputati aggiuntivi.

Naturalmente ci si muove nel campo delle ipotesi e molte mosse sono parte di una inevitabile guerra di nervi. A Palazzo Madama i senatori renziani del Pd agitano lo spettro delle urne come una sorta di bastone, esorcizzando così la prospettiva di una conta drammatica oltre che fratricida. Di certo la carta del voto con il Consultellum sarebbe la benvenuta per gli scontenti di Ncd, ovvero per i tanti che stanno prendendo coscienza che nel quadro di un accordo strategico tra Angelino Alfano e il Partito democratico saranno pochi quelli che verranno «salvati» attraverso l'inserimento in un listone renziano. In sostanza, se la prospettiva è questa, meglio giocarsi il tutto per tutto con il proporzionale piuttosto che affidarsi alla benevolenza del segretario Pd. Non è un caso che tra i «dissidenti» ci siano alcuni senatori calabresi dotati di un congruo pacchetto di preferenze.

Il Consultellum, insomma, considerato come uno spettro fino a poco fa, inizia ad assumere le fattezze di una sirena tentatrice e di una ancora di salvezza.

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