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Renzi: "Non ho paura del referendum ma non parlo del mio futuro"

Il premier: "Italiani hanno buon senso. A naso sarà il 6 novembre". E sulle banche: "Accordo a portata di mano"

Renzi: "Non ho paura del referendum ma non parlo del mio futuro"

"Io non ho paura del referendum perché al referendum votano i cittadini". Parola di Matteo Renzi che dopo aver legato la sua poltrona all'esito del voto di autunno ora resta sul vago e si sfila: "Non apro più bocca sul mio futuro", ha detto al Corriere.it, "Non entro più sul tema dello spacchettamento, sulla legge elettorale, su cosa farò da grande. Io conto sul buon senso degli italiani. Per me gli italiani sono molto meglio di come i politici li dipingono. L'idea che gli italiani non capiscono è frutto di un atteggiamento che non funziona".

La sfida è però aperta, soprattutto al Movimento Cinque Stelle: "Io dirò soltanto che il referendum è su questo punto specifico: per me un elettore M5s, tra un parlamento più semplice e che costa meno, e uno più complicato e che costa di più, secondo me l'elettore M5s voterà per ridurre le poltrone", dice il premier, sottolineando che "Di Maio non sarà il mio successore. Mi auguro che il mio successore arrivi in un arco di tempo non immediato e non saranno i 5 Stelle e i Di Maio".

No anche all'ipotesi di spacchettamento del quesito in cinque o sei parti proposta da Radicali e Psi e osteggiata sia dalla maggioranza che dalle opposizioi: "Il referendum non è un menu à la carte", taglia corto il segretario Pd, "Lo spacchettamento non è possibile, non sta in piedi".

Di certo, per il momento, non c'è neanche la data. Anche se Renzi azzarda: "Se dovessi fare una scommessa direi a ottobre: una volta che si sono presentate le firme e si sono concluse le procedure ci sono due mesi per fissare tra 50 e 70 giorni il referendum. Quindi ragionevolmente ottobre. C'è chi dice il 9 ottobre e chi il 30 ottobre, ma il 30 ottobre c'è il ponte, quindi lo escludiamo categoricamente. Se non è il 9 ottobre, a naso sarà il 6 novembre".

Inevitabile anche un accenno alle banche dopo l'Eurogruppo di oggi: "Un accordo compatibile con regole attuali è a portata di mano", assicura Renzi, "A mio giudizio il problema delle banche in Ue non sono le banche italiane", ha spiegato il premier, "Io sono molto più preoccupato dei derivati delle banche di altri paesi che non dei debiti incagliati delle nostre banche. Le banche devono fondersi, in particolare le banche popolari.

Noi vogliamo che i correntisti siano al sicuro".

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