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Renzi ora corre ai ripari: patto di Dublino da rivedere

Il segretario del Pd chiede aiuto a Cav e grillini ma dimentica che fu lui a volere tutti i migranti in Italia

Renzi ora corre ai ripari: patto di Dublino da rivedere

I sondaggi lo deprimono, i candidati del Pd gli mettono ansia. La memoria perde colpi. Ma imperiosa preme la vocazione interiore del cosiddetto «bomba», al secolo Matteo Renzi, animale da campagna elettorale.

Certo: in queste ultime settimane prima del voto tutto è (sembra) permesso: non a caso è stato deciso che il periodo coincidesse con il carnevale. Ma se il segretario del Pd spera nell'ancora di salvezza della «grande alleanza» con Forza Italia e Berlusconi, dovrebbe almeno rispettare qualche verità storica. Non solo (o tanto) per il rispetto agli agognati alleati, ma in ispecie degli elettori che non sono perfetti deficienti come immagina Renzi. Il quale è tornato a parlare di un tema assai scivoloso: l'immigrazione. Dopo la sparata sui migranti che «arrivano perché qualcuno (Berlusconi, ndr) ha fatto la guerra in Libia», ieri il Capo piddino ha tentato una manovra del genere salvataggio di capra e cavoli tendendo un ramoscello d'ulivo. «L'immigrazione è un tema complicato, che non viene dai governi di sinistra. È esplosa dopo l'accordo di Dublino, firmato da Berlusconi nel 2003. Cambiamolo insieme senza polemiche», ha detto il simpatico affabulatore pidino, rivendicando il merito di aver «salvato vite umane», mentre «a chi mi accusa di aver cambiato le regole europee, rispondo: non sono stato io, ma un mio predecessore...». E ancora: «Stiamo lottando in Europa per cambiare Dublino e non dare più soldi italiani, neanche un centesimo, a chi non si prende cura dei migranti che sbarcano in Italia. Mi piacerebbe che la destra e i Cinquestelle ci aiutassero in questa battaglia di civiltà...».

Preferibile non rispondere neppure, all'appello renziano per un accordo sulla convenzione di Dublino, che sembra tanto l'invito a un matrimonio (con delitto) da celebrare a Palazzo Chigi. La risposta può essergli recapitata in termini resi già noti da una clamorosa intervista dell'estate scorsa. Da risentire nella sua versione letterale, facilmente rintracciabile sul web. «All'inizio non ci siamo resi conto che era un problema strutturale (l'arrivo di migranti, ndr) e non di una sola estate. E ci siamo fatti male da soli... La verità è che negli anni 2014-2016 (governo Renzi, ndr) siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche in violazione degli accordi di Dublino. L'accordo l'abbiamo fatto noi, chiedendo che il coordinatore fosse a Roma, alla Guardia costiera, e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia. Ora disfare questo accordo è piuttosto complicato». Era il 5 luglio scorso, a parlare in termini così perentori non una persona qualunque, bensì il titolare degli Esteri del governo Letta, Emma Bonino, già commissaria Ue ed esperta di problemi immigratori. Soprattutto, oggi, alleata privilegiata del Pd di Renzi con la vezzeggiata lista +Europa, presentata in spregio alle normali leggi della burocrazia (l'aggiramento del precetto di raccogliere le firme) e della politica (visto che il trucco è stato consentito in virtù di un accordo con l'archeo-democristiano Bruno Tabacci). La Bonino, già in stridente contrasto programmatico con il Pd sull'economia - il suo piano di rientro dal debito prevede due manovre da 40 milioni di euro nei prossimi due anni, mentre Renzi insiste a promettere bonus e mancette d'ogni tipo-, all'epoca del caso suscitato dalle sue rivelazioni su Dublino, si risentì non poco. «Non capisco le polemiche, manco avessi rivelato un segreto di Stato. Forse Renzi o qualcun altro dev'essersi distratto. Quell'accordo non è affatto un segreto di Stato, e prevede che l'Italia coordini e che tutti devono sbarcare in Italia...». In realtà, non è un segreto di Stato neppure che gli accordi di Dublino vengono rinnovati ciclicamente (la discussione su come rivederli è già partita in sede Ue, altro che «lotta») e che ogni Stato degno di questo nome ha preso a regolarsi un po' come gli pare. Così è stato il 24 agosto 2015, quando la Germania ha deciso di sospendere Dublino per accogliere i siriani; così successivamente quando gli Stati dell'Est hanno ripetutamente violato i patti. A Renzi non resta che rinfrescarsi la memoria.

Anche riguardo la popolaresca raccomandazione: «nun ce prova'».

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