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Renzi populista anti Ue. E subito Napolitano lo richiama all'ordine

L'ex premier minaccia Bruxelles, il presidente emerito lo bacchetta: Macron è europeista

Renzi populista anti Ue. E subito Napolitano lo richiama all'ordine

Non è durata poi molto la trasfigurazione di Matteo Renzi in Emmanuel Macron. Il tempo di un fugace sguardo allo specchio, la scoperta di rughe in sovrannumero, l'affioramento del capello bianco di troppo, per non parlare delle «maniglie dell'amore». Da cui derivavano le prime ammissioni, affidate a un'intervista con il Quotidiano nazionale: «Anch'io andai al governo a 39 anni... Per il resto, lui è più giovane e più bello di me».

Ma per il segretario uscente-rientrante del Pd, partito ormai incatenato alla tradizione socialista (da ultimo anche per «merito» suo, che pensava all'operazione di facciata a costo zero), è tutta robetta di poco conto. L'importante era trarre subito il succo della prima vittoria del candidato francese. Così dichiarava tronfio che «la lezione è chiara: vince chi è in grado di rinnovarsi e soprattutto che si vince al centro». Nel frattempo, ieri accadevano però un paio di cose: la Corte dei conti europea bacchettava duramente la gestione dei migranti dell'Italia, con dati che dovrebbero indurre qualsiasi ultimo titolare di Palazzo Chigi a nutrire un vigoroso senso di vergogna per la penuria di argomenti a giustificazione. E il presidente emerito Giorgio Napolitano, con coerenza e pervicacia forse meritevoli di altra causa, rinnovava la propria scomunica per chiunque «indulga in concessioni alle polemiche populiste nei confronti delle istituzioni europee». Il fatto davvero importante, aveva spiegato ancora Napolitano a Repubblica, è che «Macron ha riportato questo primo grande successo grazie a un impostazione univocamente ed esplicitamente europeista. Quindi questa base di chiarezza e di coraggiosa prospettiva europeista - senza scivolare in polemiche ambigue e improduttive nei confronti delle istituzioni comunitarie, al di là dei loro effettivi limiti e delle indubbie esigenze di cambiamento - non condanna a perdere elettoralmente, ma anzi può far vincere...».

Ora ciascuno potrà liberamente notare la differenza di peso della «lezione Macron» secondo Napolitano e secondo quel che ne ha capito Renzi (ne ribadiamo il succo: «si vince al centro»). Ma è piuttosto nella pratica che l'ex-nuovo leader pidino sa distinguersi come si deve. Così, di fronte alla disastrosa organizzazione degli hotspot per l'accoglienza degli immigrati in Italia denunciata dalla Ue, la risposta di Renzi era tutta un programma politico. «Siccome noi ogni anno diamo 20 miliardi all'Europa e ne prendiamo indietro 12... io per tre anni gliel'ho detto con le buone... Adesso - e devo dire che il governo Gentiloni ha accettato questa linea - c'è un modo molto semplice di risolvere il problema: voi non mantenete l'impegno sui migranti? Benissimo, e noi non manteniamo l'impegno sui soldi...». Una linea così chiaramente macroniana, che Salvini potrebbe chiedere il rispetto del copyright. Se non fosse evidente, forse allo stesso Renzi roso dall'invidia, la portata storica dei due destini: «Lui è in corsa per la presidenza francese, io sto puntando alla guida del Pd italiano».

E per fortuna.

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