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Renzi sfida i magistrati: "L'emendamento è mio. Interrogatemi, sono qui"

Lo show del premier nell'intervista tv-spot alla Annunziata: «L'ho scritto io, lo rivendico» Le toghe lo gelano: non pensavamo di sentirlo

Renzi sfida i magistrati: "L'emendamento è mio. Interrogatemi, sono qui"

Il 3 gennaio di 91 anni fa, il fascismo-movimento entrava nel tunnel della dittatura. Con un discorso alla Camera di Mussolini, chiamato a rispondere del delitto Matteotti. Celeberrimo il passaggio cruciale: «Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l'arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto!... Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!».Il 3 aprile di 91 anni dopo la replica sotto forma di farsa è andata in onda sulla tv di Stato nello spot gentilmente offerto da Lucia Annunziata, conduttrice di un noto carosello. Se non sono paragonabili i contesti, inquieta abbastanza la spavalderia di un Matteo Renzi che, reagendo allo scandalo petroli, entra in un tunnel dal quale non sappiamo che cosa verrà fuori. La confessione è piena. «Sono coinvolto. Quell'emendamento è roba mia, ho scelto io di farlo, io l'ho voluto, io l'ho scritto. Lo rivendico... Io rispondo per me! Se i magistrati vogliono, mi possono interrogare: su Tempa Rossa e tutto il resto!». Dalla Procura di Potenza trapelerà che i Pm «non pensavano» di interrogare il presidente del Consiglio. Ora che l'ha detto, però, forse forse, se proprio vuole, la cosa potrebbe avere il suo lato interessante. Ovviamente Renzi parla confondendo ad hoc il «favorino» alla Total con lo sblocco delle opere pubbliche, e in definitiva è proprio la furbizia del toscanaccio a depotenziare ogni parallelismo storico (bene stare in campana, però). Anzi, non solo: c'è anche il sottofondo dei gridolini d'ammirazione querula della presentatrice a togliere (per fortuna) solennità. Una serie di frasette dure, da giornalista di razza: «Accidenti, si prende una bella responsabilità!, «certo!», «esatto!», «lei ha completamente ragione», «allora è stato un equivoco». Fino al conclusivo: «Lei è stato chiaro come sembre. A presdissimo...» (sic) che rende pezzo da antologia questa intervista pretesa dal premier.Roba da sganasciarsi dalle risate. Almeno quanto la pretesa renziana di sganciarsi dalle «lobby» e dai «poteri forti» evocati, in una (non) singolare sintonia, da un'intervista della ministra Boschi sulla Stampa. Renzi si concentra soprattutto a cercare di separare la questione dell'emendamento dalle responsabilità della ex ministro Guidi, fino a evocare persino sviluppi gravi dell'inchiesta e più volte suggerisce l'idea che «qualcuno possa aver pagato tangenti», per cui «va bloccato il ladro». Lui, lo Sblocca-Italia compulsivo e seriale, invece nulla sa perché neppure è tenuto a sapere nulla delle indagini. «Non dovevamo saperlo! C'è la separazione dei poteri, ma perché devo sapere? Io non devo sapere!», s'infervora. Il resto è propaganda di routine, tranne la conferma che l'amico Marco Carrai non passerà mai a capo dell'intelligence («una cosa che non è mai esistita»): farà solo parte del suo staff.Nella situazione di debolezza in cui s'è cacciato, Renzi prova a offrire un ramoscello d'ulivo alla minoranza pd in vista della Direzione di oggi. Ma se c'è chi vorrebbe tirare fuori il caso per dare battaglia (Fornaro), non è detto che i capetti vogliano approfittarne. Saranno così le opposizioni a preparare al premier una «settimana di Calvario», come la chiama il battagliero Brunetta. Con una sfiducia (due sono le mozioni presentate, una grillina e una unitaria del centrodestra) che, secondo il leghista Matteo Salvini, «stavolta passerà».

Salvini sfida Renzi anche a un pubblico confronto: «Prima toglie il disturbo meglio è per gli italiani».

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