Politica

Renzi si fida solo di Berlusconi per far decollare l'Italicum

Il premier: «È importante che il Cavaliere rimanga al tavolo della riforma elettorale». E conferma il loro incontro a breve

La feconda fantasia complottista sul mitologico «patto del Nazareno» (l'ultima elucubrazione, cucinata dal Fatto quotidiano , sostiene che conterrebbe pure un apposito comma anti-Prodi) non preoccupa minimamente il premier. E tanto meno lo intimidisce.

Anzi, dal Cairo dove è andato ad incontrare il generale Al-Sisi e a parlare della guerra di Gaza, il premier si diverte a spiazzare i malpensanti rivendicando la propria fiducia nell'odiato Cavaliere. «È importante che Silvio Berlusconi rimanga al tavolo della riforma elettorale, come ha fatto per quella costituzionale, perché sarebbe un elemento di serietà istituzionale. Un segnale importante», spiega ai giornalisti sull'aereo che lo riporterà a Roma. L'Italicum debutterà in Senato (la Camera dei deputati lo ha già approvato) a inizio settembre, e Matteo Renzi si dice cautamente ottimista sul fatto che possa essere approvato entro l'anno. Ben sapendo che il percorso parlamentare sarà a ostacoli quanto se non più di quello della riforma del Senato: una volta varata la nuova legge elettorale, infatti, tutti sanno che il presidente del Consiglio avrà una potente arma in più in mano. E le resistenze di tutti i parlamentari (anche del Pd) e i partiti atterriti dal ritorno alle urne sarà energica. Ma l'asse con Forza Italia, il cui peso politico è già stato collaudato nel travagliatissimo iter della riforma del Senato, viene confermato apertis verbis da Renzi. Che conferma anche l'incontro con Silvio Berlusconi nella settimana che si apre oggi, anche se non si sbilancia sulla data di martedì.

Incontro che dovrebbe essere decisivo per dare ufficialità alle proposte di modifica dell'Italicum su cui da settimane girano indiscrezioni più o meno attendibili, ma che in ogni caso andranno concordate con il Cavaliere, che si conferma indispensabile alleato per l'impostazione maggioritaria di Renzi.

La cortesia del premier verso il Cavaliere, però, addolora non poco i suoi alleati Ncd, che già guardano con allarme ai prossimi rimaneggiamenti dell'Italicum. «Renzi renda merito anche a Ncd», si lamenta Renato Schifani, «che ha dimostrato anche grande responsabilità nell'aver accettato un Senato non elettivo, nonostante la nostra proposta fosse quella di un'Aula eletta a livello regionale. Ora ci attendiamo altrettanta attenzione dal presidente del Consiglio sulla legge elettorale, che non può nascere da un'intesa a due. Sarebbe impensabile procedere attraverso uno schema di maggioranze variabili, e cioè una per la riforma della legge elettorale che possa escludere alcuni pezzi della maggioranza, ed una per il governo». Gli alfaniani temono come la peste che le soglie non si abbassino a sufficienza da farli rientrare in Parlamento, costringendoli a consegnarsi a Berlusconi, e temono altresì che le aperture di questi giorni sulle preferenze siano solo un bluff.

Avvertimenti in tal senso arrivano anche dalla sinistra Pd: «Per risolvere lo stallo del Senato, Renzi proponga a maggioranza e di opposizione un accordo: sì alle preferenze e sì all'abbassamento delle soglie per favorire la rappresentanza dei partiti più piccoli», dice Cesare Damiano. Peccato però che lo stallo in Senato sia stato nelle ultime ore sbloccato, a tal punto che i senatori ieri - dopo aver votato la fiducia sul decreto carceri - se ne sono andati a casa, per rivedersi domani e riprendere le votazioni, ormai agli sgoccioli.

«Si va più spediti di quanto chiunque avrebbe scommesso», dice Renzi.

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