Politica

Renzi si è messo all'angolo: ecco i 6 nodi che non sa sciogliere

Il premier non fa che litigare in Europa. Sulle unioni civili ha preso una sberla e ora tenta una giravolta. Difficoltà anche su banche e legge di stabilità

Renzi si è messo all'angolo: ecco i 6 nodi che non sa sciogliere

Matteo Renzi è fatto così: si fida solo di se stesso. E forse anche troppo. È certo di avere (quasi) infallibilità politica e si comporta di conseguenza. Gioca d'azzardo, tira tutte le corde che gli permettono di tirare finanche a romperle, se necessario. È convinto, insomma, che al momento non ci sia nessuna sfida che ha deciso di intraprendere che possa produrre il rischio di essere scalzato dalla sedia del potere. Presi singolarmente, in effetti, i diversi fronti politici aperti dal governo Renzi non hanno generato crisi di governo. Mai tanti nodi creati dall'ex sindaco di Firenze ora stanno arrivando al pettine, dimostrando che Renzi ha molte difficoltà a scioglierli.

Partiamo dall'ultima "sconfitta" politica del premier, il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Il Pd, senza esporre il segretario, ma su sue mandato, ha cercato di stringere un patto con il Movimento Cinque Stelle. Le "maggioranze variabili" sono un carattere distintivo della politica targata Matteo Renzi, ma stavolta non ha funzionato. Il presidente del Consiglio si è sentito "tradito" ed ora sbrogliare la matassa delle unioni gay non sareà facile. Dovrà dare il contentino al partito di Alfano, consegnandogli una centralità nella maggioranza che forse non ha mai avuto. E così scontenta tutti: la sinistra Pd (che voleva stepchild adoption e che vede di cattivo grado l'accordo con Alfano), i sostenitori della Cirinnà e anche i possibili alleati di Sel.

Altro capitolo, altra grana irrisolta. Questa volta a livello europeo. Renzi continua a litigare con Junker e l'incontro dell'altro giorno promosso da Schuz ha cambiato di poco i rapporti tesissimi. Il premier vuole più flessibilità a livello economico, ma si è fatto terra bruciata intorno e ha pochi sostenitori in Europa. Soffre nel vederlo anche Angela Merkel (soprattutto dopo la scontro sui fondi alla Turchia e sulle sofferenze della Deutsche Bank), mentre con Hollande non è nato l'asse "socialista" che ci si attendeva. Avere poco peso costerà caro al premier, soprattutto in vista della legge di stabilità in arrivo. Vorrebbe avere mano libera, ma le opposizioni di Bruxelles sono troppo forti.

Senza parlare della lite con i paesi dell'est, quelli maggiormente contrari ai flussi migratori. Renzi ha chiesto per loro "punizioni" se non saranno accoglienti: "Solidali sui migranti - ha detto - oppure blocco dei fondi". Non certo un modo per cercare sponde in Ue in un un tema così importante e malamente gestito. Gli accordi sugli smistamenti, tanto sbandierati, si sono infatti rivelati un bluff.

Sul fronte interno i fronti ancora aperti riguardano le prossime amministrative, il nodo banche, l'economia che ancora tentenna e, soprattutto, il calo dei consensi. Renzi è molto attento ai sondaggi e al momento non sono favorevoli al premier. L'indice di fiducia in due anni si è più che dimezzato, nonostante gli 80 euro versati a pioggia. Le amministrative sono una mina vagante: Roma e Milano sono in bilico, Bologna potrebbe essere una sorpresa. In generale il Pd è possibile che non ne esca affatto bene.

Da ricordare anche il brutto scivolone sulle banche e l'oscura vicenda dell'Etruria che ha coinvolto una delle ministre più in vista del governo, Maria Elena Boschi.

Il problema di Renzi, ora, è questo: la foga politica lo ha portato ad aprire tanti fronti, tutti gestiti in maniera differente. Ma sono pochissimi quelli che è riuscito a chiudere. Un duro colpo per le sue ambizioni.

E per la crescita dell'Italia.

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