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Renzi si prende la rivincita Ma nessun attacco alle toghe

L'ex premier: "Era una patacca, mio padre ha pianto quando gliel'ho detto". E attacca Grillo: "Vergognati"

Renzi si prende la rivincita Ma nessun attacco alle toghe

Carte truccate. Informazioni «scientificamente omesse». Letture distorte dei pizzini di Romeo per cercare di incastrare Palazzo Chigi. Risultato, un capitano del Noe dei carabinieri indagato dalla procura di Roma per falso materiale e ideologico e un'inchiesta, l'ennesima, del pm Woodcock che fa acqua. Per Matteo Renzi è davvero una bella giornata. «Mio padre? Il Suv? Qualcuno ha costruito una patacca. Punto». Potrebbe sfogarsi, dire qualcosa di pesante, invece, a Porta a Porta, sceglie il profilo basso, o almeno ci prova. «È molto strano quanto sta accadendo. Sarebbe stato facile per me venire qui e dire avete visto?. Niente di tutto ciò. Chiedo a tutti di avere totale fiducia nella magistratura, perché credo che la verità in Italia venga sempre a galla».

È l'ora delle vendetta? Ma no. Anzi, forse un pochino sì. «I processi si fanno nei tribunali, non nei giornali, e speriamo che ci sia la massima attenzione quando la verità verrà fuori. E a Grillo ho da dire una sola cosa: vergognati per esserti intromessi nei rapporto con mio padre». Per il resto, giura, niente polemiche, «io non credo ai complotti, credo nei giudici, nei carabinieri e nelle istituzioni; il problema nasce quando i verdetti li emettono giornali e politici».

Però, racconta l'ex premier, è stato un periodaccio. «È una vicenda che umanamente mi colpisce molto. Ho avvertito mio padre e si è messo a piangere. Stasera porto i miei figli a cena dal nonno. Noi siamo fortunati, ma quanti sono i cittadini che si trovano di fronte a un falso e non hanno la possibilità di difendersi?». Il carabiniere indagato rifiuta di rispondere. «Problema suo, non dell'Arma». E l'incontro con Bocchino? «Non esiste, magari l'ho visto alla Camera. Anzi, nemmeno, io non sono parlamentare». Renzi cerca di volare alto ma non resiste e, prima di chiudere l'argomento, torna su M5S: «Io rivendico la parola onestà, non ne faccio un uso strumentale o demagogico. Dico solo che prima di aprire bocca e diffondere fake news bisognerebbe almeno leggere le carte e prima di sputare sentenze, aspettarle».

C'è un clima di euforia a Nazareno, difficile da contenere. «Pian piano la verità viene fuori - commenta Ettore Rosato, capogruppo alla Camera -. Come abbiamo sempre detto, fiducia nella magistratura». Fiducia? Più che altro sembra un atto di fede, perché ormai le toghe debordano e le decisioni politiche, economiche, morali e persino le scelte strategiche del Paese appaiono affidate alle opinioni di un giudice o agli umori di una corte. Basta pensare al caso di Genova, dove è stato il tribunale e non il vertice di M5S a stabilire chi sarà il candidato sindaco di Cinque Stelle alle prossime elezioni comunali. O il feuilleton salentino dove, dopo le proteste di sindaci e nonne con bambini, un Tar ha fermato i lavori del gasdotto per salvare qualche decina di olivi da un temporaneo trapianto. Per non parlare delle sentenze sulle adozioni delle coppie gay e sul fine vita: insomma, dove c'è un vuoto, si riempie.

Ma intanto, incassata con soddisfazione la novità giudiziaria, la linea del Pd è quella del low profile. Toni bassi e grande rispetto per la magistratura. Poi, certo, qualcuno vuole da vedere cosa c'è sotto, se c'è un mandante del depistaggio. La solita inchiesta mal fatta? Un manovrone? «Magari poi - scrive su Twitter Alessia Morani - il capitano del Noe ci dirà anche chi gli ha chiesto di falsificare i verbali Consip». «Chi costruisce teoremi, nel caso contro Tiziano Renzi oggi avrà materia per riflettere», dice la senatrice Francesca Puglisi.

E Gennaro Migliore, dopo essersi complimentato con la correttezza delle procura romana, chiede «un accertamento sule manipolazioni».

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