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Renzi snobba la lettera Ue: "La manovra è in regola"

Il premier: "Solo in Italia tanta attenzione ai rilievi» Domani il faccia a faccia decisivo Padoan-Moscovici"

Renzi snobba la lettera Ue: "La manovra è in regola"

Lo dice anche Martin Schultz, che dell'Europarlamento è il presidente: «Non c'è niente di più popolare dello scontro con l'Europa, oggi». Per questo le lettere e i richiami della Ue, che fa le pulci alla legge di Bilancio italiana, non sembrano preoccupare granché il premier italiano, che persevera nella sua sfida ai «burocrati» di Bruxelles. A cominciare dal dossier più sensibile per le pubbliche opinioni, quello dell'immigrazione.

Così Renzi, dopo aver minacciato di mettere il veto al bilancio Ue se gli altri Paesi dell'Unione continueranno a lavarsi le mani di una emergenza che l'Italia continua ad affrontare «da sola», e non verranno messi alle strette dalla Commissione, rilancia: «Per troppi anni - dice da Napoli, dove è sceso per firmare il Patto (da 300 milioni) con la città - l'Italia ha visto l'Europa come luogo dove andare a prendere appunti o lezioni». Adesso, spiega, non c'è un Italia «contro» l'Europa, anzi: «Noi stiamo combattendo per l'Europa dei padri e anche dei figli, ma per farlo c'è bisogno di un Paese forte autorevole». E una vittoria del Sì al referendum, chiosa, «andrà anche in questa direzione, non solo per la definizione giuridica degli articoli sulla sovranità nazionale, ma anche per il ritrovato ruolo di un Paese che potrà dire: noi le riforme le abbiamo fatte, noi siamo stati in grado di superare lo stallo di oggi, noi adesso vi spieghiamo come si fa. Smettiamo di farci dire cosa dobbiamo fare». Sull'esito del referendum si mostra ottimista: «Ci sono moltissimi indecisi, il risultato è ancora tutto da scrivere. Non ho paura della democrazia». Se poi vincesse il No, «ci sarà una grande squadra in campo: Monti, De Mita, D'Alema, Berlusconi».

La manovra? «È legittima e regolare - assicura il premier - perché si basa sulle stesse regole e clausole che l'Europa prevede. Solo in Italia c'è così tanta attenzione alle lettere che arrivano dall'Ue», e «punti dolenti non ce ne sono». Domani toccherà al ministro dell'Economia Padoan, a Bratislava, incontrare il commissario Moscovici e fornirgli quei «chiarimenti» sulla legge di Bilancio che la Ue ha richiesto. Ma il premier sa di poter contare sulla benevolenza dell'Unione, che non vuole indebolire Renzi né mettere a rischio la sua campagna referendaria, per sventare il rischio della destabilizzazione di una Italia nella quale, allo stato, non si vedono alternative credibili all'attuale governo. Ma lo stesso Moscovici, ieri, si è adoperato per smussare i toni dello scontro: la lettera della Commissione, inviata anche a diversi altri Paesi, «rientra nel dialogo normale» fra esecutivo e governi in questa fase del semestre europeo. Quindi, aggiunge, «non dobbiamo minimizzare, ma neanche drammatizzare». L'invio delle lettera «non pregiudica il risultato del dialogo, è un elemento normale» che riflette il fatto che l'Ue ha riscontrato «uno scarto» sull'aggiustamento strutturale di bilancio previsto, rispetto agli obiettivi raccomandati. «Questa Commissione - insiste poi - non considera il bastone, la punizione, come la sua filosofia: esistono dei dispositivi, delle misure che possono essere prese, e sono prese se si rendono necessarie. Se possono essere evitate con il dialogo e una soluzione concertata, è sempre meglio». Nessuna intenzione di alimentare lo scontro da parte della Ue, dunque.

Il calcolo di Renzi, però, è diverso: come dice Schultz, la sfida agli squilibri delle regole europee può diventare uno strumento per rafforzare la propria «popolarità», tanto più in una difficile campagna referendaria: «Se mandano la lettera a noi, dovrebbero mandare un'enciclopedia a chi non accoglie i migranti», ripete.

E per lui la battaglia sulla legge di Stabilità diventa propedeutica a quella sulla modifica dei Trattati, che il premier italiano - se riuscirà a vincere il referendum e a restare in sella rafforzato - ha intenzione di ingaggiare a cominciare dalla prossima primavera, quando il fiscal compact, approvato nel 2012, arriverà a scadenza.

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