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Renzi stronca la nomina. E il Pd studia l'imboscata

L'ex premier: "I miei non insultavano, veri professionisti". Dem e Leu sulle barricate invocano il soccorso azzurro

Renzi stronca la nomina. E il Pd studia l'imboscata

Roma - «Intendo riportare la Rai agli antichi splendori», annuncia solenne l'aspirante presidente Marcello Foa. Intanto su di lui si scatena la bufera, e si tratta dietro le quinte per fargli avere quella maggioranza dei due terzi in commissione di Vigilanza necessaria alla conferma. Il Pd suona l'allarme e si rivolge a Forza Italia perché non gli dia i suoi voti: «Ci opporremo in tutti i modi all'elezione di Foa a presidente della Rai», dice il capogruppo al Senato Andrea Marcucci. «Ci appelliamo a tutte le forze di opposizione affinché impediscano che un amico di Putin, un giornalista-editore che ha fatto campagne contro i vaccini, diffuso fake news, ingiuriato il capo dello Stato, possa presiedere il servizio pubblico». Non c'è solo quel tweet ormai famoso contro Mattarella, nel quale Foa esprimeva «disgusto» per il presidente: tra i capi di accusa dei dem ci sono i rapporti con organi di propaganda putiniana come Russia Today, il negazionismo sul Russiagate e persino su Bin Laden, le prese di posizione anti-vaccini.

Così Matteo Renzi interviene ricordando le nomine Rai del suo governo, e difendendole contro quelle odierne: «Non hanno mai insultato il presidente della Repubblica. Non hanno mai ceduto alla propaganda di chi contesta i vaccini. Non hanno mai collaborato con Russia Today. Ma Maggioni, Campo dall'Orto e Orfeo sono stati signori professionisti». E Andrea Romano chiede: «Può essere degno di quel ruolo chi ha scritto che i vaccini fanno male ai bambini e che Bin Laden è stato inventato dagli americani?». Salta su Luigi Di Maio e difende a spada tratta il candidato salviniano, la sua «schiena dritta», la «bellezza» sovranista e attacca Renzi: «Ha nominato la Maggioni che andava alle riunioni del Bilderberg e della Trilateral», dice, sorvolando sui suoi incontri con le medesime organizzazioni.

«La nomina di un fedelissimo di Salvini e un tifoso del Governo Lega-M5s, rappresenterebbe un grave vulnus democratico e una violazione di legge, che prevede per il servizio pubblico un presidente di garanzia», dice il dem Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza, lanciando un appello agli altri partiti di opposizione perché fermino la nomina. «Se la maggioranza tentasse un blitz sui telegiornali, il voto decisivo del presidente potrà impedirlo. Se, però, il presidente è organico alla maggioranza, l'opposizione non avrà strumenti in consiglio per difendere l'informazione. A quel punto Salvini e Di Maio avranno mano libera», avverte. Anche la sinistra extra-Pd di Leu si unisce nel chiedere la bocciatura di Foa.

Da Forza Italia arriva il «no» della capogruppo Mariastella Gelmini, corredato da un «per ora». E Giorgio Mulè chiede al candidato presidente un chiarimento sulle sue controverse prese di posizione accusate di complottismo: «A Foa - dice - è stato fatto credere che la sua indicazione corrispondesse automaticamente alla nomina a presidente. Basta leggere le sue dichiarazioni di stamattina e questo dimostra ancora di più come la maggioranza non abbia tenuto in nessun conto il ruolo dell'opposizione. Metodo sbagliato, fortemente sbagliato». Ora, se vuole quella nomina, dimostri di meritarsela: «Foa oggi cita tra le sue qualità quelle di saper riconoscere quando si commettono errori: vediamo - dice Mulè - se inizierà questo percorso, se intenderà chiarire alcune prese di posizione sul Capo dello Stato, sui diritti civili, sui vaccini.

Non gli si chiede un'abiura, gli si chiede di dimostrare che è super partes, cioè un Presidente di garanzia».

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