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Renzi: "Sulle banche ci ho messo la faccia"

Dopo la tregua armata nella direzione Pd di ieri, Matteo Renzi si difende sul caso del crac delle banche: "Ho messo la faccia sulla riforma delle popolari che ha permesso di fare emergere tutte le schifezze fatte su questo territorio dai vostri banchieri e manager, aiutati da Bankitalia e Consob che non hanno vigilato"

Renzi: "Sulle banche ci ho messo la faccia"

Pace armata, tregua o capacità di mediazione. Sia quel che sia il segretario Matteo Renzi, nella sua relazione di ieri, ha accuratamente tralasciato il tema delle banche. E il premier Paolo Gentiloni ha tirato un respiro di sollievo.

L’operazione di moral suasion del premier deve aver funzionato e Renzi si è convinto che alimentando le tensioni con Banca d’Italia avrebbe rischiato di dividere ulteriormente il partito e, così, ha deciso: “Parleremo dei disastri della vigilanza un'altra volta”. Gentiloni, dal canto suo, ha apprezzato alcuni passaggi in cui il leader del Pd ha ripetuto più volte parole come “d'intesa con il governo” o “in rapporto con il governo”. Oggi, però, di fronte alla protesta dei risparmiatori della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca a Thiene, in provincia di Vicenza, Renzi ha ribadito: "Ho messo la faccia sulla riforma delle popolari che ha permesso di fare emergere tutte le schifezze fatte su questo territorio dai vostri banchieri e manager, aiutati da Bankitalia e Consob che non hanno vigilato" aiutati in parte "anche dalla politica".

Il rapporto con il governo, invece, stando a quanto affermato ieri in direzione, sembra godere di buona salute. Gentiloni, spiega il Corriere della Sera, si sente tranquillizzato da Renzi, che evoca un “finale ordinato della legislatura”, e Renzi si sente coperto da Gentiloni sulla linea dell'unità nel centrosinistra. Il premier, infatti, in privato, auspica un’intesa con Mdp ma in pubblico non si espone perché, ora, l'obiettivo è costruire una “coalizione di governo”. Tutto il resto sarà più chiaro dopo l'assemblea della sinistra scissionista del 2 dicembre prossimo. Sulla data delle elezioni manca ancora un’intesa. Il centrodestra punta ad andare alle urne nella prima metà di marzo ma, se si andasse al voto in maggio, Berlusconi avrebbe il tempo per chiedere la sua “riabilitazione” in base alla legge Severino: a termini di legge la scadenza è il 9 marzo.

In ogni caso, prima di tutto, Gentiloni deve salire al Colle per dimettersi ma potrebbe restare a Palazzo Chigi come avvenne nel 2001 con Amato e nel 2006 con Berlusconi, quando le Camere vennero sciolte in anticipo senza che i premier rassegnassero il loro mandato.

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