Politica

Tra «Repubblica» e «Foglio» la Rai è la tv della Nazione

Infornata di esterni graditi al renzismo nei nuovi palinsesti. Da Ferrara alla De Gregorio, ecco le novità

L a nuova Rai assomiglia più che alla tv di Stato a quella del Partito della Nazione. Le indiscrezioni sui nuovi palinsesti parlano di un'infornata di esterni, anche con clamorosi ritorni, da Walter Veltroni a Michele Santoro e Gad Lerner fino al gruppo dei «foglianti» convertiti al renzismo: Giuliano Ferrara, Pietrangelo Buttafuoco, Mario Sechi, Annalisa Chirico. E a Riccardo Luna, digital champion del governo Renzi, sarebbero state affidate 12 puntate sui temi del web per uno dei canali specialistici della Rai.

La presentazione a porte chiuse del piano per la prossima stagione, che lunedì arriverà al voto e il giorno dopo sarà presentato ufficialmente agli investitori pubblicitari, ha subito suscitato polemiche e malumori non solo tra i consiglieri d'opposizione, ma anche tra gli altri che minacciano di votare contro in massa o di disertare la riunione, ma si riservano però un valutazione «tecnica» finale. Protesta anche il sindacato interno Usigrai: «sconcerto» per le voci su palinsesti «che sembrano ancora una volta mortificare i professionisti interni».

In effetti, è tutto un pescare fuori. L'ex premier e leader Pd Walter Veltroni, che da tempo ha scoperto nella cultura il suo core business, sarebbe autore di ben due programmi, uno su Raiuno di varietà in 10 puntate dedicate a temi d'attualità e uno su Rai Storia

Di Michele Santoro nella riunione di ieri non si è parlato, ma la voce gira da tempo e sembra proprio che la trattativa con il giornalista, uscito burrascosamente da Viale Mazzini nel 2011, possa andare in porto. Su Raidue condurrebbe una serie di docu-fiction realizzati dalla sua casa di produzione.

Mentre Virus di Nicola Porro viene cancellato e lui se ne va a Mediaset, si registra il gran rientro dell'ex direttore del Foglio Ferrara, che sarebbe autore del programma di Pietrangelo Buttafuoco, sempre su Raidue cui collaborerebbero Sechi, la Chirico e il giornalista del Corriere della Sera Francesco Verderami. Con l'Elefantino, che abbandonò il servizio pubblico nel 2012 sentendosi «mobbizzato», sarebbe a buon punto la trattativa condotta da Francesco Merlo, ex di Repubblica ora vice del direttore editoriale per l'informazione Carlo Verdelli. Ancora su Raidue l'ex Iena Alessandro Sortino condurrebbe un programma di reportage intitolato Nemo.

Altro ritorno quello di Gad Lerner, che avrebbe già firmato per Raitre. Il programma che condurrà avrà sei seconde serate di 40 minuti dedicate in particolare al tema dei migranti. Il titolo sarà: «Islam, Italia. Chiuderebbe, invece, Ballarò, ma a Massimo Giannini sarebbe stato offerto un programma di grandi interviste in otto puntate. E la direttrice della rete Daria Bignardi annuncia per il nuovo programma informativo un volto nuovo, «rubato» a Sky: Gianluca Semprini.

Con una striscia serale quotidiana da 10 minuti dovrebbe esserci sulla stessa rete Pif, mentre Annalisa Bruchi lascia 2Next e si prende Tabloid, rotocalco domenicale di Raidue.

Su Raitre rimane Fabio Fazio con Che tempo che fa (salta il sabato e si allunga con 3 ore domenica), ma anche il giovedì con 9 puntate di Rischiatutto. Mentre Milena Gabanelli con il suo Report slitta al lunedì per non sovrapporsi. Fa lo stesso Riccardo Iacona, con il suo Presadiretta. Confermati Lucia Annunziata con In 1/2h, Gerardo Greco con Agorà, trasmissioni affidate ad Alberto Angela, Alessandro Baricco e Concita De Gregorio (lei non più di libri ma di attualità) e Chi l'ha visto? avrà una striscia quotidiana alle 12,25.

La Bignardi, nell'audizione in commissione di Vigilanza Rai dove fa anticipazioni sulla programmazione invernale dice che punta al «pluralismo». Ma è proprio il punto contestato dai consiglieri d'opposizione, Giancarlo Mazzuca e Arturo Diaconale, che preannunciano voto contrario. «Non posso votare - dice quest'ultimo- un palinsesto segnato dagli amici del salottino, politicamente corretti e omologati al pensiero unico. Questo piano incide negativamente sul pluralismo della Rai.

Bisognerà tenere sotto controllo il settore dell'informazione, soprattutto in vista delle nomine ai vertici dei tg».

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