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"Repubblica" salva Malta per attaccare Salvini

"Repubblica" salva Malta per attaccare Salvini

Che brava la sinistra di Repubblica. Fino a ieri si stracciava le vesti per la coraggiosa giornalista Daphne Caruana Galizia fatta a pezzi da un'autobomba dopo aver indagato per anni sugli sporchi affari che hanno come scenario le coste di Malta. Ora l'hanno allegramente dimenticata. Pur di attaccare Matteo Salvini e la decisione di chiudere i porti descrivono Malta come l'ultimo scoglio dell'umanitarismo.

La bugia è tanto pretestuosa quanto vergognosa. Per capirlo basta mettere a raffronto i numeri degli sbarchi. Nel 2014, mentre l'Italia accoglie 171mila migranti, Malta ne riceve 23. Il paradosso diventa addirittura eclatante negli anni successivi. Nel 2017 La Valletta non registra neppure uno sbarco a fronte dei 119.247 migranti arrivati in Italia e dei 181.436 accolti nel 2016. Eppure Malta s'è fatta assegnare una Zona di Ricerca e Soccorso (Sar) di circa 250mila quadrati. Una zona estesa fin sotto le coste di Creta che le frutta milioni di euro grazie agli introiti derivanti dai diritti di pesca e prospezione e dalla gestione della Fir, la zona di controllo per i voli civili corrispondente alla Sar. Eppure l' isoletta si guarda bene dal reinvestire quei proventi in motovedette e attrezzature per il soccorso. Lo fa nella consapevolezza che ci pensa da sempre l'Italia e che nessuno all'interno di quella Ue di cui fa parte - e da cui riceve altri finanziamenti per la gestione della Sar - eccepisce mai un bel nulla.

Ma la grande conversione a paladini di Malta di Repubblica e dei radical chic abituati ad abbeverarsi alle sue pagine è ancor più vergognosa se consideriamo le attività criminali su cui La Valletta chiude entrambe gli occhi. Al limite delle sue acque territoriali, come certificano i rapporti delle missioni navali Mare Sicuro e Sophia, le navi cariche di diesel trafugato in Libia scaricano i loro carichi sulle bettoline maltesi che li trasferiscono nei depositi dell'isola da dove vengono rimessi sul mercato legale. Un giro da milioni di euro più volte denunciato da quella Daphne Caruana Galizia su cui Repubblica ha versato lacrime di coccodrillo. Lo stesso dicasi, come ricorda un rapporto di Europol, per i due miliardi di euro frutto dei traffici di cocaina riciclati dalla ndrangheta sfruttando i servizi delle case di gioco online che non a caso scelgono La Valetta come sede legale. E prima di denunciare la presunta disumanità di Salvini, Repubblica farebbe meglio a riesumare dall'archivio l'articolo del 27 marzo 1997 con cui inneggiava alla decisione dell'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi, di ordinare un blocco navale davanti all'Albania. «Gli albanesi sparano con un kalashnikov, la Marina risponde con un blocco navale: da ieri è scattata la linea dura. Non sono più profughi, ma immigrati non in regola. E quindi vanno respinti», scriveva il quotidiano diretto all'epoca da Eugenio Scalfari. Un'idea rispolverata, solo un anno fa, dal premier Paolo Gentiloni e dal ministro Marco Minniti che il 28 giugno presentarono all'Europa un piano dettagliato per chiudere i porti italiani non solo alle imbarcazioni delle Ong, ma anche a quelle partecipanti alla missione Sophia. Quel piano non fu un semplice atto di pressione, come fa credere Repubblica cercando conforto nelle parole di Minniti. Per capirlo basta rileggersi l'intervento pronunciato un anno fa dall'ex ministro degli Interni alla conferenza «Governare l'Immigrazione» organizzata dal Centro Studi Grande Milano. «Sarei contento se una sola delle navi che operano nel Mediterraneo andasse in un altro porto europeo, e non solo in Italia. ora il tempo delle parole si è consumato. È il momento dei fatti». Quei fatti, anticipati in un piano presentato in quei giorni al Commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avrampoulos, prevedevano proprio la chiusura dei porti. Non si concretizzarono mai non per il buon cuore di Minniti o di Gentiloni, ma per il tradimento del ministro delle infrastrutture Graziano Delrio che pugnalò alle spalle i due rifiutandosi di firmare l'atto di chiusura dei porti.

Non fu insomma buon cuore, ma banale fallimento.

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