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La prima resa dei missionari milanesi in Africa

Troppo alto il rischio sequestri, la diocesi richiama le suore: non era mai successo

Manifestazione per la liberazione delle liceali rapite da Boko Haram
Manifestazione per la liberazione delle liceali rapite da Boko Haram

Milano - Per la Diocesi di Milano è la prima volta che succede in cinquant'anni di attività in Africa e nel Sud del mondo: è stata costretta a richiamare due missionarie. Aiutavano la popolazione del Camerun, nella diocesi di Maroua- Mokolò, nel nord del Paese. Ma la zona è ormai controllata dai fondamentalisti e così suor Anna Merla e suor Emanuela Maistrello, ausiliarie diocesane, sono dovute tornare indietro. Troppo pericoloso lasciarle in un'area in cui i fondamentalisti di Boko Haram ormai usano i rapimenti come metodo per autofinanziarsi. Il contagio jihadista di Boko Haram arriva dalla Nigeria, ma adesso è anche il Nord del Camerun a essere diventato off limits , persino per i missionari che aiutano la gente del posto e godono della speciale protezione dell'affetto degli assistiti.

«Non vogliamo prestarci al gioco degli integralisti» spiegano dalla Diocesi. «Ci sono stati altri momenti critici, ma mai prima d'ora ci siamo dovuti confrontare con gruppi tanto radicale da considerare tutti gli stranieri, in particolare gli occidentali, nemici da sconfiggere, anche quando vengono per aiutare» lancia l'allarme don Antonio Novazzi, responsabile della pastorale missionaria della Diocesi ambrosiana. Una decisione che non è stata presa a cuor leggero. Al contrario. Prima di richiamare le missionarie, nel marzo scorso è andato in avanscoperta don Novazzi. Poi è arrivato il sequestro dei due sacerdoti di Vicenza che sono rimasti prigionieri per due mesi. Infine la scelta «sofferta», in accordo con il vescovo di Maroua- Mokolò. Decisione che dà il senso di quanto sia drammatica la situazione: «È la prima volta che abbiamo dovuto richiamare missionari in cinquant'anni...

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