Cronache

Retromarcia di Open arms: niente denuncia. Ma torna già in acque libiche per i soccorsi

Il dietrofront, poi il tweet ironico di Salvini. Nel weekend mille salvati in Spagna

Retromarcia di Open arms: niente denuncia. Ma torna già in acque libiche per i soccorsi

«Nessuna denuncia nei confronti del governo italiano né della sua guardia costiera». Mentre salpa dalla Spagna per fare ritorno nella zona Sar del Mediterraneo, Proactiva Open Arms, la ong che nei giorni scorsi ha attraccato a Palma di Maiorca dopo aver recuperato i corpi senza vita di una donna e di un bambino e aver salvato Josefa, rimasta aggrappata per 48 ore ai resti di un barcone, precisa di non aver firmato alcun esposto contro le autorità italiane sul «mancato salvataggio» del 17 luglio.

Dopo lo scontro col Viminale di Matteo Salvini e le accuse all'Italia, tra cui quelle di omissione di soccorso e di non costituire per i salvati un porto sicuro, l'organizzazione catalana che aveva invocato un'indagine sulla guardia costiera di Tripoli e di Roma, fa marcia indietro. La denuncia per aver lasciato in mare la donna e le due vittime è stata presentata sì alla Procura di Palma, ma solo nei confronti del «capitano della motovedetta libica 648 Ras Al-Jadar, membro della guardia costiera libica e il comandante di eventuali altre imbarcazioni libiche intervenute in quelle stesse ore, per omissione di soccorso e per aver causato la morte di due persone». Che secondo la ong sarebbero state lasciate in mare dopo essersi rifiutate di fare ritorno in Libia. Nell'esposto c'è anche il capitano del mercantile Triades, battente bandiera panamense, che nelle ore del naufragio era in contatto con la guardia costiera di Tripoli per il salvataggio dei gommoni. Il fondatore della ong, Oscar Camps, lo ha accusato di essersi allontanato abbandonando in mare i migranti. Nel dossier, avverte Open Arms, c'è «chiunque abbia responsabilità dirette e indirette o sia stato coinvolto a qualunque titolo nell'aver determinato gli esiti di quell'evento drammatico. Saranno ora le autorità giudiziarie spagnole a valutare, in base agli elementi da noi forniti, in che modo dare seguito alla denuncia presentata». Notizia accolta così dal nostro ministro dell'Interno: «Contrordine compagni! Open Arms non ci denuncia. Nel frattempo altri 40 immigrati salvati e riportati in Libia dalla Guardia costiera».

Anche lo Stato maggiore navale libico ha chiesto una «commissione d'inchiesta neutrale» per ricostruire l'incidente e ha parlato ancora di «menzogne»: «Smentiamo e rigettiamo categoricamente le calunnie - chiarisce in una nota - è illogico che una pattuglia salvi 165 migranti e lasci due donne e un bambino mentre sono usciti solo per salvarli». Non trova conferme nemmeno l'indiscrezione del quotidiano dell'isola spagnola, Diario de Mallorca, che aveva riportato l'intenzione di Josefa di denunciare a sua volta Libia e Italia. Nonostante le polemiche con i due Paesi, Open Arms è in viaggio verso la zona Sar (search and rescue), dove arriverà in tre giorni per continuare con i salvataggi. A bordo anche il parlamentare di Leu Nicola Fratoianni: «La Open Arms e il suo equipaggio stanno per ripartire. E io con loro. #dallapartegiusta», ha twittato. Quella verso la Sicilia non è l'unica rotta battuta dagli scafisti: è esplosa da mesi quella dall'Africa settentrionale alla Spagna. Nel week end le navi della guardia costiera spagnola hanno salvato più di mille persone tra lo Stretto di Gibilterra e il Mare di Alboran.

E ieri altri 17 migranti sono stati soccorsi da Malta: erano su un barcone che si è capovolto a 50 miglia a sud dell'isola.

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