Politica

L'ultima sfida di un uomo stanco

Stanco per la fatica del ruolo, stanco per la lentezza della politica, si dimetterà forse a gennaio, dopo la conclusione del semestre europeo, dopo aver salutato il paese a Capodanno

L'ultima sfida di un uomo stanco

«E dov'è la notizia? Si sapeva fin dall'inizio che non sarebbe stato un mandato pieno». Se potesse, Giorgio Napolitano completerebbe l'incarico. Se «le forze» lo sorreggessero, vorrebbe veder partire le riforme. Dal Quirinale spiegano che «la decisione non è presa». Ma l'«insostenibile» pesantezza dell'essere presidente a 89 anni lo sta portando alla resa. Stanco per la fatica del ruolo, stanco per la lentezza della politica, si dimetterà forse a gennaio, dopo la conclusione del semestre europeo, dopo aver salutato il paese a Capodanno.

«Non ce faccio più», ha detto al suo coetaneo Alfredo Reichlin. Sua moglie Clio da un anno gli chiede di mollare e un altro amico antico come Emanuele Macaluso sostiene che «non gli possono pretendere altri sacrifici». Napolitano da mesi è tartassato da acciacchi e costretto a fastidiose terapie. Dorme poco e male. Ha ormai rinunciato ai viaggi all'estero e ha tagliato pure le trasferte italiane più impegnative. Sì, come spiega la nota del Colle, «esercita la pienezza delle sue funzioni», infatti nei giorni scorsi ha incontrato ministri, scienziati e studenti e ha ricevuto i presidenti di Finlandia e Polonia. Vedrà quello austriaco Heinz e parteciperà a un bilaterale con i tedeschi a Torino. Ma parla quasi sempre seduto, com'è normale a 89 anni. L'altra sera al Quirinale hanno proiettato l'ultimo film di Ermanno Olmi e alla fine, per alzarsi e salutare gli attori, l'hanno dovuto aiutare.

L'età, la signora Clio, la solitudine del potere, le riforme impossibili, l'ostilità totale alle elezioni anticipate.

Gennaio è vicino, gli scatoloni pronti, però attenzione, «il bilancio non è concluso» e Napolitano prima di andarsene vuole mettere l'Italia in sicurezza. Ce la farà?

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