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Il rettore più giovane d'Italia che ha battuto i vecchi baroni

Quarantacinque anni, ingegnere perugino, si è imposto con una parola d'ordine: rinnovamento

Il rettore più giovane d'Italia che ha battuto i vecchi baroni

Da quando (era il primo novembre di due anni fa) Francesco Ubertini si è seduto sulla poltrona scomoda - ma prestigiosissima - di rettore dell'Alma Mater Studiorum di Bologna l'aria è cambiata.

Decisamente in meglio. Ubertini è infatti l'esatto contrario di quanti lo hanno preceduto alla guida di uno degli atenei più antichi e blasonati d'Italia. Ubertini il «rinnovatore» contro il conservatorismo dei vecchi baroni. Già al momento dell'insediamento Ubertini ha già potuto contare su un «magnifico» record: essere, a 45 anni, il rettore più giovane del nostro Paese. Ma a Ubertini (docente di Scienza delle costruzioni ed ex direttore del Dipartimento di Ingegneria civile, chimica e ambientale), più che il record anagrafico, sta a cuore il record dell'efficienza e dalla modernità. Per questo ha deciso di puntare, senza compromessi, sul rinnovamento e sulla collaborazione degli studenti che rappresentano la principale risorsa del suo ateneo. E in questi primi due anni di attività, l'ateneo bolognese è rifiorito a nuova vita. Con l'intera città che pare averne beneficiato. Ottimi rapporti il rettore li ha anche con la procura, il sindaco e le forze dell'ordine. Ma in cima alle sue priorità restano sempre loro: gli studenti. Ed è proprio per tutelare questa componente fondamentale che il rettore ha chiesto che lo spazio della biblioteca di Lettera tornasse nella disponibilità degli studenti veri, quelli che studiano e di cui Ubertini è orgoglioso. È una Bologna che appare matura quella del day after. Rettorato, cittadini, procura e sindaco concordano con il blitz delle forze dell'ordine che giovedì sera hanno liberato l'edificio di via Zamboni 36. E oggi il 90 per cento degli studenti ringrazia il rettore.

La biblioteca di Lettere era diventa infatti un incubo: impiegati e utenti minacciati, spaccio di droga, danneggiamenti, sporcizia; insomma il caos assoluto in un clima di anarchia e senso di impunità che avevano ampiamente superato il limite di guardia.

Una situazione di cui avevano motivo di dolersi gli stessi studenti (quelli seri, cioè la maggioranza), stufi di imbattersi in presunti «colleghi» che bivaccavano birre, cani e spinelli. I padroni erano diventati loro, facevano quello volevano, compreso sradicare i due tornelli di ingresso che il rettore aveva fatto installare all'ingresso nel tentavo di monitorare minimamente gli ingressi in biblioteca. Un accesso libero ma che, opportunamente, l'università intendeva «filtrare» attraverso un badge rilasciato dall'ateneo.

Ma tra gli studenti ci sono «mele marce» sono poche? «Smettiamo di chiamare studenti persone che con la nostra università non hanno nulla a che fare», ha detto ieri il prorettore in conferenza stampa.

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