Cronache

Lo riaccoglie dopo le violenze. E lui la uccide a calci e pugni

Già cinque anni fa l'uomo venne denunciato persino da sua madre. Ma la compagna lo proteggeva

Lo riaccoglie dopo le violenze. E lui la uccide a calci e pugni

Sozzago (Novara) - L'ha picchiata senza pietà per lunghi interminabili minuti, sordo alle sue grida disperate, cieco al sangue che colava copioso dal viso di quella donna piegata a terra sul pavimento, che lui diceva di amare. L'ha massacrata di botte, con una furia ed una violenza inaudita, fermandosi solo quando ha capito che i carabinieri stavano per fare irruzione nella sua abitazione a Sozzago, in provincia di Novara. Ad avvertirli sono stati i vicini di casa, allarmati dalle grida disperate della donna che, dopo diverse telefonate a cui nessuno aveva risposto, hanno deciso di controllare cosa stesse accadendo, andando a casa della coppia. Agghiacciante la scena che si sono trovati davanti agli occhi: la donna accasciata a terra, ormai immobile e il suo compagno stravolto, in preda a un delirio omicida. A quel punto hanno chiamato le forze dell'ordine e il 118. Ma ormai era troppo tardi.

Sara Pasqual, 45 anni, originaria di Candelo, nel Biellese, ma da tempo residente a Sozzago, è morta poco dopo l'arrivo dei soccorsi, per i traumi causati dai calci e dai pugni del suo compagno Gabriele Giovanni Lucherini di 46 anni. Più volte lui era finito nei guai, la malmenva, in giro faceva guai.. Lei lo ha sempre riaccolto. L'assassino, bloccato dai carabinieri, li ha seguiti senza dire una parola.

Secondo una prima ricostruzione da parte degli inquirenti, i due - entrambi con problemi di alcol - avevano trascorso la notte in camere separate, forse proprio dopo un litigio. Non era la prima volta che i vicini di casa della coppia sentivano le grida della donna ma questa volta Sara non se l'è cavata con qualche livido. Questa volta è morta, nonostante i soccorsi tempestivi dell'emergenza sanitaria. Gabriele Giovanni Lucherini almeno secondo il racconto di alcuni conoscenti - prendeva a pretesto ogni piccola divergenza con la compagna per picchiarla, minacciarla, umiliarla, soprattutto quando la sua mente era annebbiata da qualche bicchiere di troppo. Lei però non lo aveva mai denunciato, anzi molte volte lo aveva anche difeso. Da anni la loro relazione andava avanti tra alti e bassi e le reazioni violente dell'uomo erano quasi all'ordine del giorno, tanto che aveva più volte avuto a che fare con la giustizia: nel 2013 era stato arrestato su denuncia della madre, che non ne poteva più delle violenze del figlio e condannato a tre mesi, con pena sospesa, per aver aggredito i carabinieri che lo stavano arrestando. Nonostante questi suoi scatti di violenza, soprattutto nei confronti della compagna e della madre, l'uomo è sempre riuscito a farla franca: quelle due donne che gli stavano vicine più di qualsiasi altro, erano sempre pronte a perdonarlo, ben sapendo che presto un altro futile motivo avrebbe scatenato la sua ira.

Questi scatti di violenza erano ben noti alle forze dell'ordine tanto che nel luglio dell'anno scorso, dopo un incidente in auto nel Novarese, era stato fermato per aver aggredito gli agenti della polizia locale che volevano identificarlo.

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