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Ricatto grillino sulla manovra: le frequenze tv vadano all'asta

Il M5s minaccia di penalizzare il gruppo del Cavaliere per convincere Salvini a non «tramare» con Berlusconi

Ricatto grillino sulla manovra: le frequenze tv vadano all'asta

Le tensioni tra Movimento 5 Stelle e Lega sulla manovra hanno due ricadute sullo scenario politico. Da una parte, si deve registrare il sostanziale pantano in commissione Bilancio alla Camera, una stasi che costringerà i deputati a trascorrere il weekend a Montecitorio. Dall'altra parte, si evidenzia un atteggiamento ricattatorio dei pentastellati nei confronti di un Carroccio che sta meditando sulla sopravvivenza stessa della coalizione visto che l'intransigenza di Bruxelles sui nostri conti pubblici depotenzierà, in ogni caso, la portata delle misure annunciate, prima tra tutte la controriforma Fornero. Ecco, quindi, che i grillini seminano il terreno di mine per costringere l'alleato a più miti consigli.

Ieri è stato solo annunciato un emendamento al ddl Bilancio, che dovrebbe essere presentato entro venerdì e che punta a «superare la legge Gasparri» sul nodo delle frequenze tv per il digitale terrestre. «Il provvedimento - ha spiegato Mirella Liuzzi, deputata Cinque stelle in commissione Trasporti e Vigilanza Rai - serve a mettere ordine alla ripartizione delle frequenze dovuta alla liberazione della banda 700 Megahertz per il 5G e soprattutto viene incontro alle esigenze della Rai e degli utenti di non dover cambiare l'antenna della propria abitazione». In particolare, secondo Liuzzi, si tratterebbe di rispondere «a un'esigenza che ci ha manifestato l'Authority per le Tlc, ovvero il superamento della riserva di un terzo delle risorse di spettro alle tv locali» in modo da «dare alla Rai un Multiplex in una qualità diversa».

Per capire la materia del contendere occorre fare un passo indietro. La legge di Bilancio 2018 ha liberato la banda 700 Megahertz a partire dal 2022 in modo da consentire l'asta di quelle frequenze per gli operatori telefonici, conclusasi con un incasso di 6,55 miliardi di cui 1,25 miliardi già a bilancio dello Stato. La manovra di quest'anno prevedeva che gli operatori del digitale terrestre (i cosiddetti broadcaster) fossero «compensati» con un indennizzo e con un pacchetto di frequenza nella nuova modalità digitale terrestre Dvbt-2. L'Agcom già da mesi contesta la riserva del 33% alle tv locali e intende garantire i «servizi di interesse pubblico» che dovrebbero essere quelli della Rai. L'emendamento M5s intende accogliere questi rilievi e penalizzare gli altri broadcaster tra i quali Mediaset (controllata da Fininvest che tramite Mondadori è azionista di minoranza dell'editore del Giornale), La7, Sky e Discovery Italia. «Se vogliono queste frequenze», ha aggiunto Liuzzi, anche Mediaset «può partecipare all'asta che non va a rilanci, quindi, ipotizzo che non ci sarà una spesa molto grande, mentre forse ci si aspettava che fossero date in base a non si sa quali criteri...».

È chiaro che di fronte al fatto compiuto la Lega dovrebbe scegliere tra spalleggiare l'alleato o danneggiare la più grande impresa multimediale italiana fondata da Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia e alleato della Lega. Per Matteo Salvini è un altro nodo da sciogliere dopo che ieri il vicepresidente della Commmissione Ue gli ha fatto sapere che «dev'esserci una correzione sostanziale della traiettoria di bilancio, non marginale».

In buona sostanza, vuole quella «letterina» di impegni che Salvini e Di Maio non vogliono firmare perché sarebbe come mettere una pietra tombale sul reddito di cittadinanza e su «quota 100».

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