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La ricetta economica dei bersaniani: tasse, spesa pubblica e vincoli alle imprese

L'ex ministro Visco: se il mercato affama il popolo l'esecutivo deve intervenire

La ricetta economica dei bersaniani: tasse, spesa pubblica e vincoli alle imprese

Roma - Ci voleva l'adesione a Mdp, il ritorno a casa con i «vecchi» della sinistra, per fargli dire come stanno le cose. Vincenzo Visco, da ministro e sottosegretario, quando parlava non si scostava dalla posizione pro mercato (corretto) che la sinistra ha ufficialmente adottato negli anni Novanta. Per gli avversari come Giulio Tremonti, alla prova dei fatti, era invece un Dracula al servizio dell'Avis. Ma a queste obiezioni non rispondeva. Perché il ruolo forse non gli dispiaceva.

Ieri Visco ha rilasciato un'intervista al Fatto quotidiano per spiegare la sua scelta di campo per Democratici e progressisti. Tutto prevedibile. Vicino a Bersani e avversario di Matteo Renzi («Siamo vecchi, ma meglio di questi incompetenti»).

Ma qua e là nelle risposte ci sono considerazioni che vale la pena ritagliare e tenere da parte perché spiegano cosa pensa la sinistra tradizionale. La sua idea della società è quella che dimentica gli individui (o le persone) e disegna una società ideale da realizzare. Marxista, insomma.

«Ci sono due modi per governare: la sinistra mette al centro la società e le dinamiche sociali. La destra l'individuo. Renzi inconsapevolmente o no (temo più a sua insaputa) ha spostato l'asse della sua politica dalla gestione e dal governo delle dinamiche sociali ai problemi dei singoli e dell'individuo».

Breve traduzione dal sinistrese all'Italiano: tra i problemi dei singoli e dell'individuo c'è anche (e soprattutto in Italia) quello di pagare troppe tasse. A Visco questi non interessano. Interessa semmai che le ricchezza sottratta ai singoli sia trasformata in spesa pubblica, che è poi la «gestione delle dinamiche sociali», alla portata della sinistra quando opera nelle democrazie.

Un saggio di socialismo applicato. La sinistra di governo è quella che parte dal lavoro e non si preoccupa di chi lo crea, spiega ancora. Boccia Renzi, non perché non abbia rimesso in piedi l'Italia, ma perché «un governo che ha più attenzione ai diritti civili che per quelli sociali non è un governo che si rispetti».

Niente contro il mercato, assicura. Ma ci sono le rendite finanziarie «che sono il vero male del nostro tempo». Quando il mercato «esagera» e «affama il popolo il governo deve intervenire e tagliargli le unghie».

Parole pronunciate non da un capopopolo da comizio. Visco è il politico che ha avuto in mano per almeno due decenni la politica economica della sinistra. L'uomo che ha influenzato più di tutti le politiche fiscali italiane voleva tagliare le unghie alle imprese, non farle crescere.

E questo spiega molto.

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