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Ricollocato solo 1 profugo su 100 E Alfano vara gli hotspot in mare

Fallisce la ridistribuzione tra i Paesi europei degli stranieri sbarcati Intanto il governo s'inventa le registrazioni già a bordo delle navi

U n flop colossale. Tanto eclatante da far sembrare quella previsione di Jean-Claude Juncker più realistica che paradossale. Il tema è la ricollocazione dei migranti, annunciata dal Consiglio dei ministri dell'Interno Ue in pompa magna a settembre di un anno fa, che avrebbe dovuto allentare la pressione dei flussi su Italia e Grecia, trasferendo in altri Paesi Ue 160mila richiedenti asilo entro settembre 2017. A novembre scorso, quando solo un centinaio di stranieri erano stati «redistribuiti» nell'Unione, il presidente della Commissione Europea aveva ironizzato sull'avanzamento del piano che porta il suo nome: «Di questo passo, finiremo nel 2101».

Juncker quasi ci ha azzeccato. Perché nemmeno l'ultimo invito allo sprint solidale, quando a marzo la commissione ha chiesto di ricollocare almeno 20mila persone entro la metà di maggio, è stato raccolto. L'ultima relazione della Commissione, che fa il punto su ricollocazione e reinsediamenti, snocciolando i dati aggiornati allo scorso 13 maggio (trascorsi 8 dei 24 mesi previsti dal piano), fa un quadro della situazione che sfocia nel ridicolo.

Dei 160mila migranti arrivati dal Mediterraneo e accolti in Italia e in Grecia che avrebbero dovuto presentare richiesta d'asilo in altri Paesi Ue, solo 1.500 - meno dell'uno per cento - hanno realmente fatto i bagagli e cambiato nazione. E di queste solo 355 da marzo a oggi. A certificare il fallimento, come detto, sono i numeri del terzo rapporto sulle ricollocazioni, che analizza anche nel dettaglio quanti migranti, dei 34.953 previsti dal Consiglio, hanno lasciato l'Italia e chi li ha accolti.

Solo 591, l'1,7 per cento, sono stati effettivamente ricollocati. Un'inezia rispetto al totale, un tracollo che si spiega andando a spulciare le quote previste ed effettive Paese per Paese. Ecco dunque che la Germania, che secondo il Consiglio Ue avrebbe dovuto farsi carico di ricollocare dall'Italia 10.327 immigrati, ne ha invece accolti appena 20. Sono 137 quelli che sono finiti a chiedere asilo in Francia - comunque poca cosa rispetto ai 7.115 stabiliti dal Consiglio - mentre la Spagna ha coperto solo 18 posti della sua quota di 2.676.

Evidenti anche gli effetti pratici della contrarietà di alcuni Paesi alla ripartizione dei richiedenti asilo. L'ostilità al piano dell'Ungheria, alla quale si erano più o meno accodate anche Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia, si traduce in crudi numeri. I cinque Paesi del blocco del «no» avrebbero dovuto ospitare 5.061 ricollocamenti di richiedenti asilo, ma soltanto sei (finiti in Romania) sono stati «redistribuiti».

Dimitris Avramopoulos, commissario Ue per la migrazione, ribadisce che bisogna «fare di più e velocemente». Ma la relazione ricorda anche all'Italia che gli hotspot in funzione oggi non sono sufficienti a far fronte all'impennata degli arrivi prevista per l'estate, e che è il caso di muoversi ad aprirne di nuovi. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, promette di ottemperare.

Tra gli hotspot, spiega poi, ci saranno anche quelli «galleggianti»: «Permetteranno - spiega - di registrare i migranti direttamente a bordo delle navi, senza che nessuno possa fuggire».

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