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Da ridiscutere 15mila assegni Ma per i figli nessuna modifica

Destinate a calare le cifre già stabilite, che saranno legate al costo della vita. L'Italia si allinea all'Europa

Da ridiscutere 15mila assegni Ma per i figli nessuna modifica

«Una sentenza coraggiosa perché rivoluziona il nostro diritto di famiglia». A Gian Ettore Gassani presidente degli avvocati matrimonialisti italiani non interessa sapere se la decisione della Cassazione sia «giusta o sbagliata» perché, precisa, l'unico giudizio possibile in questo senso sarà quello della storia. Certamente la deliberazione della Suprema Corte segna una svolta fondamentale dal punto di vista della giurisprudenza ma anche da quello sociale e del costume, frantumando non soltanto, come ricorda Gassani, «il principio sancito nel 1970 dalla legge 898» ma anche una consuetudine che ha radici ben più antiche ovvero quella del matrimonio come «sistemazione». Un archetipo magistralmente descritto da Jane Austen nel suo romanzo più famoso Orgoglio e pregiudizio: «È verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie».

I tempi però erano più che maturi per il cambiamento introdotto dai giudici che hanno imposto una brusca sterzata a un indirizzo costante da quasi trent'anni, ovvero che il destinatario dell'assegno di divorzio avesse diritto a mantenere lo stesso tenore di vita di cui godeva durante il matrimonio. Un sovvertimento che era nell'aria. «La svolta già si intravvedeva da tempo - spiega Gassani - Basti pensare che negli anni '80 l'assegno divorzile veniva riconosciuto nel 60 per cento dei casi mentre lo scorso anno è stato ammesso soltanto nel 19 per cento, dunque è evidente che l'orientamento era nell'aria». L'orientamento come appunto ha chiarito la Cassazione è quello di non considerare il matrimonio una sistemazione economica. «Mantenere per tutta la vita un ex coniuge con assegni a 5 o 6 zeri quando potrebbe benissimo mantenersi da solo è un principio che non sta più in piedi», prosegue Gassani. La media nazionale degli assegni di divorzio si aggira intorno ai 600 euro. Ma Gassani fa notare che tra i suoi clienti c'è chi firma assegni mensili anche di 60mila euro.

Dunque che cosa cambierà dopo questa sentenza? Per i figli nulla. «Non ci sarà nessuna penalizzazione per i figli il loro assegno non si tocca - assicura Gassani- E se il coniuge debole, di solito la moglie non ha un lavoro, comunque si manterrà un principio di solidarietà. Ma questa sentenza ha anche un valore morale perché stabilisce che non è giusto mantenere l'ex coniuge, sia esso il marito o la moglie, per tutta la vita. Questo è un principio che non è più moralmente accettato».

Ci saranno, poi sempre secondo il matrimonialista due conseguenze eclatanti frutto della sentenza di Cassazione. «Come già prevede la legge è possibile ridiscutere l'entità dell'assegno divorzile - prosegue Gassani - Ora alla luce di questa rivoluzionaria sentenza sicuramente in molti si rivolgeranno al giudice per ridiscutere l'entità dell'assegno se non addirittura per cancellarlo». Dovrebbero essere circa 15mila gli assegni già definiti che potrebbero essere ridiscussi e quindi ridimensionati alla luce di questa sentenza, rispettando però una sorta di scala mobile dell'entità dell'assegno conseguente al costo della vita in contesti diversi. Garantire la sopravvivenza a Milano costerà di più che in un piccolo paese.

La seconda conseguenza per il matrimonialista avvicinerà l'Italia agli altri Paesi europei e anche agli Usa dove i patti pre-matrimoniali sono una consuetudine da tempo.

«Questa sentenza è creativa perché indirettamente assesta una spinta ai patti prematrimoniali verso i quali in Italia si nutre molta diffidenza - spiega Gassani - Ma prendere alcune decisioni prima del matrimonio rende tutto molto più facile e soprattutto evita divorzi in stile Guerra dei Roses».

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