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La rifondazione di Berlusconi Dopo la Lega patto con Fdi

Ieri nell'incontro tra il Cavaliere e la Meloni gettate le basi per un accordo Oggi assemblea congiunta dei parlamentari azzurri per pacificare il partito

La rifondazione di Berlusconi Dopo la Lega patto con Fdi

Silvio Berlusconi continua la sua offensiva per riunire il centrodestra attorno all'opposizione al governo di Matteo Renzi. Siglato un accordo di massima con Matteo Salvini per le Regionali, il presidente di Forza Italia torna a indossare i panni di federatore e progettista della nuova coalizione e incontra Giorgia Meloni. Un faccia a faccia nella residenza romana di Palazzo Grazioli nel quale l'ex premier sonda la disponibilità della giovane leader di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale a unire le forze e riprendere un cammino comune che restituisca centralità e identità al centrodestra.

La risposta è positiva, sia pure con alcuni paletti. Giorgia Meloni si dice favorevole alla ricostruzione dell'opposizione - «se si torna su posizioni pre-Patto del Nazareno siamo ben contenti» - ma adotta il metodo della prudenza. Il timore che ancora resiste è quello di essere sedotti e abbandonati. In maniera più cruda di essere usati per alzare il prezzo rispetto a un eventuale ritorno di fiamma di Forza Italia con Matteo Renzi. Una richiesta di garanzie che implica un percorso di verifica nel tempo della reale volontà di Forza Italia di fare opposizione. Un approccio empirico che assicuri «credibilità e costanza» al nuovo corso. Ma al di là del metodo, si entra anche nel merito. Con una richiesta precisa: nell'accordo per le Regionali Fratelli d'Italia chiede di poter schierare in Toscana un proprio candidato. In sostanza un veto alla possibilità di mettere in campo contro l'uscente Enrico Rossi il presidente della Camera di Commercio di Grosseto, Giovanni Lamioni. Giorgia Meloni, piuttosto, chiede a Berlusconi di puntare con forza su Giovanni Donzelli, consigliere regionale toscano, da anni attivissimo nell'opposizione prima a Renzi e ora allo stesso governatore toscano, e già da mesi in campo con una sorta di auto-candidatura. Una causa che la Meloni è intenzionata a perorare anche con Salvini con il quale si è intrattenuta a lungo ieri al telefono e che incontrerà nei prossimi giorni.

Berlusconi, oltre all'azione «esterna» sugli alleati, è anche concentrato sui malumori interni al suo partito. Dopo un mese di fuoco e passione, il Cavaliere è pronto ad ascoltare le sue truppe parlamentari nell'assemblea congiunta dei gruppi di Camera e Senato fissata per oggi alle 14 a Montecitorio. Un confronto al quale, salvo sorprese, prenderanno parte anche i parlamentari «fittiani» che chiederanno l'azzeramento totale degli incarichi e la sostituzione dei capigruppo (per il Senato i nomi che potrebbero essere proposti dalla corrente dell'europarlamentare pugliese sono quelli di Giacomo Caliendo e in subordine di Donato Bruno e Anna Maria Bernini). Molto difficilmente, però, Berlusconi acconsentirà a una mossa così draconiana e avocherà a sé le responsabilità di gestione interna del partito.

Sullo sfondo si inizia anche a ragionare sulle implicazioni «europee» dell'intesa con la Lega. È Antonio Tajani a rassicurare che non esiste alcuna intenzione di uscire dalla casa dei moderati europei. «Si può essere membri del Ppe e allearsi con la Lega. Siamo stati al governo con la Lega ed eravamo membri del Ppe», ricorda l'esponente azzurro, particolarmente attivo nel favorire l'ingresso del suo partito nella famiglia del popolarismo europeo. «E poi stiamo parlando di accordi in vista delle Regionali. Noi comunque alla nostra identità non rinunciamo.

Non stiamo parlando della costruzione di un unico partito, ma di un'alleanza».

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