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Quella riforma con autogol

Quella riforma con autogol

Renato Brunetta ha spiegato perché è incostituzionale il taglio delle cosiddette pensioni d'oro che il governo s'accinge a varare per finanziare la sua riforma basata su «quota 100». L'analisi si fonda su sentenze della Corte Costituzionale, che pongono severi limiti agli arbitrii di leggi retroattive, che incidono in misura permanente, sproporzionata su pensioni che sono elevate perché riferite a retribuzioni elevate riguardanti un lavoro qualificato, che furono calcolate col metodo retributivo allora vigente.

Ora c'è un nuovo argomento per cui il questo taglio delle pensioni è intrinsecamente incostituzionale. Infatti il calcolo dei tagli che si prospettano è fatto con un metodo contributivo. Ma il governo ora si accinge ad abrogare la riforma delle pensioni Fornero basata sul principio contributivo, secondo cui le pensioni sono commisurate ai contributi versati, sostituendola con «quota 100», che per il diritto alla pensione stabilisce un mix fra anni di contributi versati e anni d'età dei lavoratori, con un limite di 38 anni che in teoria potrebbe consentire di andare in pensione a 58 anni a una persona che ha iniziato a lavorare a 20 anni. Per altro, poiché in «quota 100» conta anche l'anzianità del lavoratore si fisserà anche una soglia minima di età per il pensionamento, ad esempio 62-64 anni. E la pensione si commisurerebbe anche agli anni di anzianità. Così verrebbe meno il principio contributivo.

Dato ciò il taglio delle pensioni d'oro fatto col metodo contributivo diventa doppiamente incostituzionale, illogico e iniquo. Innanzitutto perché si basa su un criterio, quello contributivo, che non è più il principio vigente, ma è stato abrogato perché considerato sbagliato e ingiusto. Inoltre il denaro ricavato da questo taglio fatto con un calcolo contributivo che il nuovo legislatore considera sbagliato, viene utilizzato per finanziare parzialmente non un sistema non contributivo, ma uno retributivo che è considerato quello giusto. Il fine per cui si esegue il taglio contraddice il criterio con cui esso è fatto. Ovviamente perde ogni base anche il taglio dei vitalizi dei parlamentari della Camera, fatto con un calcolo contributivo cervellotico che ha simulato la quota di contributi che il datore di lavoro, cioè la Camera avrebbe dovuto trattenere in linea teorica, moltiplicando per 2,8 la quota trattenuta al parlamentare, che per altro riguardava una assicurazione sulla vita. È discriminatorio applicare retroattivamente a una particolare categoria si soggetti, i pensionati titolari di pensioni superiori a un certo ammontare o i deputati andati in pensione nel passato, il metodo contributivo, che ancora non valeva per le altre pensioni in generale.

Ma ora ciò è discriminatorio a fortiori, ossia a maggior ragione, perché il metodo contributivo adottato con la riforma Fornero del 2011-2012 per gli anni successivi appare ingiusto ed è sostituto da un metodo retributivo, considerato equo.

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