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Riforme, Pd pronto a mediare. Bersani: "Intervenire sull'art.2"

La discussione in senato termina prima del previsto e tutto viene rimandato a martedì prossimo. Tra i dem prove di dialogo

Riforme, Pd pronto a mediare. Bersani: "Intervenire sull'art.2"

La minoranza dem seguirà o non seguirà la direzione del Pd in occasione del voto sulle Riforme costituzionali? Non si sa. Quel che è certo che Roberto Speranza ha dichiarato che ognuno voterà secondo coscienza: "Se in direzione ci sarà un voto ne prenderemo atto, ma - ha sottolineato - chiaramente un voto in Direzione non può essere vincolante in una materia costituzionale, lo stesso Renzi ha detto che non ci può essere disciplina di partito sulla Costituzione. Attendiamo le scelte di Grasso, ma nessuno deve tirare per la giacca il presidente del Senato, che può decidere serenamente nella sua autonomia".

Questa mattina, l'aula del Senato non era affatto piena durante la discussione generale, che è pure terminata prima del previsto. Ma, mentre i senatori discutono, sembra che le riforme abbiano già ottenuto l'approvazione degli esperti di Moody's che hanno mostrato un'opinione positiva sui provvedimenti che riguardano l’armonizzazione contabile, la rinegoziazione del debito di comuni e province, la razionalizzazione delle società partecipate e la centrale acquisti mentre è negativa per la prospettata cancellazione di Imu e Tasi perchè non sono chiare quali saranno le coperture individuate e si rischia di ridurre lo spazio di manovra delle amministrazione locali. Sospeso invece il giudizio sulla riforma delle province perchè anche qui non è chiaro come saranno redistribuiti i compiti e di conseguenza gli oneri.

Il presidente del Senato Pietro Grasso si è detto "fiducioso" circa un’intesa sulle riforme "anche in zona Cesarini". Nel frattempo, però, il presidente del senato prende tempo, affermando che sulle riforme "non può decidere perché non conosce gli emendamenti".

Mano tesa alle riforme anche da parte di Pierluigi Bersani che su Facebook scrive: "Leggo di disponibilità a discutere modifiche delle norme sul Senato. Sarebbe davvero una buona cosa. La questione di fondo che è stata posta è semplice: bisogna che, in modo inequivocabile, siano i cittadini-elettori a decidere, e questo può solo essere affermato dentro l'articolo 2 del provvedimento. È su questo che si vuole ragionare, seppur chirurgicamente? Bene. Se è così lo si faccia con chiarezza e semplicità. Con la consapevolezza, cioè, che ambiguità, tatticismo, giochi di parole, potrebbero solo aggravare una situazione già complicata".

Il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, è convinto che il Pd resisterà alla prova del voto: "Vedrete che il PD sarà unito alla prova del voto per la riforma del Senato e il superamento del bicameralismo perfetto. Noi abbiamo sempre creduto alla possibilità di trovare una buona sintesi interna e lavoriamo senza sosta per questo. Il PD deve presentarsi unito e aperto al contributo di tutte le forze che in parlamento vogliono la riforma. Se si sta al merito, le soluzioni si trovano: sulle modalità di elezione dei consiglieri-senatori così come su altri temi cruciali come il Titolo V. Di certo i nostri elettori non capirebbero proprio divisioni, tatticismi e rinvii".

Ma il giudizio del centrodestra sulle riforme è negativo. Il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera, per esempio scrive: "A noi di certo non basta la promessa di un ritocco dell'Italicum.

Le nostre condizioni sono chiare come il sole, tutto il contrario dei conciliaboli biascicati per catturare i piccioni in cambio di mangime: Senato eletto direttamente dal popolo, da cui funzioni meno scalcinate di quelle attualmente attribuite dal ddl Boschi; simultanea e immediata approvazione del premio di coalizione invece che di lista per le elezioni della Camera".

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