Cronaca locale

Rifugiato in famiglia flop: 17 ospiti e costi alle stelle

Il bando del Comune di Milano si rivela un fiasco Solo 15 le famiglie coinvolte, ma spesi 88mila euro

Rifugiato in famiglia flop: 17 ospiti e costi alle stelle

Meno persone del previsto (solo 17) e a un costo superiore rispetto a quello preventivato (30 euro al giorno). Al Comune di Milano si offenderanno anche, ma definirlo «un flop» è il minimo. Il progetto «Rifugiato in famiglia» è stato lanciato in pompa magna oltre due anni e mezzo fa. L'idea, preparata con enfasi e orgoglio dall'assessore al Sociale Pierfrancesco Majorino, prevedeva un bando rivolto ai milanesi per ospitare i rifugiati nelle case, in cambio di un rimborso mensile di 400 euro. «Ci permetterà non solo di sperimentare forme nuove e più efficaci di solidarietà e inclusione sociale - diceva - ma anche di razionalizzare l'uso delle risorse statali destinate ai richiedenti asilo, con un risparmio addirittura del 70% sulla spesa media per l'ospitalità».

L'iniziativa suscitò grandi attenzioni e polemiche. Il leader della Lega Matteo Salvini parlò allora di una «vergogna» e di «razzismo nei confronti degli italiani in difficoltà». La presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, si disse pronta a denunciare «in tribunale» un atto che definì «illegale» e «di discriminazione nei confronti del popolo italiano» mentre Majorino cercava di correre ai ripari annunciando un bando analogo per gli sfrattati e calcolando che il rimborso spese (con fondi statali) per i rifugiati sarebbe ammontato a 10 euro e 50 centesimi a persona al giorno, contro i 35 spesi nel circuito dell'accoglienza istituzionale.

Ebbene, due anni dopo si può valutare l'esito di questa sperimentazione: in oltre due anni hanno aderito solo 15 famiglie milanesi, ospitando 17 persone. E attualmente sono attive due accoglienze di persone aventi protezione umanitaria. Quanto al costo medio pro capite - calcolato da gennaio 2016 ad aprile 2018 - corrisponde a 30,11 euro al giorno per persona accolta. È lo stesso assessore a certificarlo nella risposta protocollata e indirizzata alla consigliera comunale di centrodestra Silvia Sardone, che a fine luglio lo aveva interrogato per sapere quante famiglie hanno aderito al progetto e a quanto ammonta la spesa sostenuta finora. «Dopo due anni e mezzo - commenta adesso Sardone - il progetto si è rivelato un flop totale visto che hanno aderito solo 15 famiglie, a fronte di una folle spesa da 88mila euro complessivi». «Majorino - continua Silvia Sardone - aveva anche detto che il costo totale del progetto sarebbe stato di 42mila euro, e invece la spesa è salita a più del doppio». La consigliera comunale (e regionale) accusa l'assessore di essere «sempre in prima fila quando c'è da scendere in piazza per gli immigrati e defilato quando di mezzo ci sono gli italiani in difficoltà». «Vorrei capire - attacca - dove sono tutti i radical chic pronti a sbraitare per l'accoglienza dei profughi, come mai a casa loro non ne accolgono? Certo, per loro è più comodo parlare dai palazzi del centro e lasciare i problemi alle periferie».

L'assessore risponde piccato: «Non servirebbe avere un master in economia aziendale, basterebbe un po' di esperienza di economia domestica per capire che l'accoglienza in famiglia produce un risparmio rispetto alla permanenza in un qualsiasi centro di accoglienza». Majorino ricorda che allo Stato il posto costa 35 euro in una struttura e 30 euro in una famiglia. «Questo significa - il suo calcolo riferito all'accoglienza nelle case milanesi - che, dal 2016 a oggi lo Stato - perché di risorse statali si tratta - ha risparmiato con la nostra sperimentazione 72.250 euro». E anche se è passato dall'avvocato rosso Giuliano Pisapia al più moderato sindaco Beppe Sala, il Comune non si ferma: «Proseguiremo con convinzione lungo questa strada, visto il successo della sperimentazione che prevedeva fin dall'inizio piccoli numeri», dice Majorino.

Contento lui.

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