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Il rilancio di Berlusconi: "C'è solo un centrodestra"

Il Cav già in campagna elettorale: «I lepenisti aiutano la sinistra. Ora il vento è cambiato»

Il rilancio di Berlusconi: "C'è solo un centrodestra"

Roma «Io non sono mai andato via, comunque rieccomi». Silvio Berlusconi, in una lunga intervista al Corriere della Sera, ribadisce di essere più che mai in campo e fa capire di sentire il profumo della vittoria, anche se c'è ancora un lungo lavoro da fare. Tant'è che alla cena di beneficenza organizzata da Sestino Giacomomi alcuni giorni fa aveva promesso: «Adesso inizio la campagna elettorale. É un momento politicamente interessante, ma Forza Italia è ancora troppo bassa, sia nei sondaggi che nei voti di lista delle ultime Amministrative, dobbiamo fare di più».

La crescita del partito azzurro è più che mai necessaria perché, come spiega nell'intervista, «nella coalizione Forza Italia è il primo partito per voti e numero degli eletti e ha una funzione trainante. Il baricentro lo decideranno gli elettori con il voto, finalmente. Per il momento, alle Amministrative hanno scelto noi. A dimostrazione che un centrodestra con una forte componente liberale, moderata, ancorata al Ppe, è in grado di esprimere idee e persone giuste per vincere, ma soprattutto per governare bene le città e la nazione. È la prova che il vento è tornato a spirare nella nostra direzione».

Berlusconi vede spazio per un solo centrodestra, «quello che ho inventato 23 anni fa», un centrodestra «unito, plurale, vincente. Quale sarebbe l'altro? Quello della signora Le Pen che ha garantito la vittoria della sinistra in Francia?». Nessuna indicazione su un suo eventuale delfino. «I delfini esistevano nelle monarchie, e non sempre riuscivano a salire sul trono. Per quanto mi riguarda, alle elezioni ci sarò comunque. Anche se la Corte di Strasburgo non desse il suo verdetto in tempo utile, sarò in campo a guidare la campagna elettorale. Certo, sarebbe una clamorosa ingiustizia per milioni di italiani che non potrebbero votare il loro leader». Idee chiare anche sul programma: «Punteremo sulla flat tax al livello più basso possibile con una quota esente per i primi 12.000 euro, in modo da assicurare la progressività e il reddito di dignità nel quadro di una riforma complessiva del welfare. Sulla flat tax anche il prestigioso Istituto Bruno Leoni ha persentato una proposta simile alla nostra».

Dalle parti di Forza Italia, intanto, non si nasconde l'irritazione per la battuta di Renzi sul Trattato di Dublino: «Ci vorrà qualcuno che spieghi a Lega e Cinque Stelle che gli accordi in vigore sull'immigrazione sono quelli di Dublino, firmati nel 2003 dal Governo Berlusconi, ministro Maroni. Uno alla volta, per carità». In realtà «nel 2003 gli sbarchi erano diminuiti del 40% rispetto all'anno precedenti ed erano poche migliaia rispetto ai 200mila arrivi previsti per quest'anno; il ministro dell'Interno era Beppe Pisanu e a quei tempi l'immigrazione irregolare veniva contrastata e non favorita come oggi. Il Trattato di Dublino poi venne rinnovato dal governo Letta quando già si era in emergenza. Evidentemente sono disperati se si prestano a queste mistificazioni». Sullo sfondo dai sondaggi continuano ad arrivare ottimi segnali. Secondo Demopolis la somma complessiva dei tre partiti guidati da Berlusconi, Salvini e Meloni, che si fermava al 27% nel novembre scorso, tocca quota 32% (per Swg Fi, Lega e Fdi sono invece al 32,1).

Una percentuale che scava un solco profondo rispetto al Pd al 26,5 e a M5S al 28.

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