Politica

Riprendiamoci le case

Abitazioni sotto attacco tra tasse e occupazioni. A Milano Pisapia blocca gli sgomberi per evitare guai alla prima della Scala

Riprendiamoci le case

Chi la occupa abusivamente e chi la tassa vigliaccamente. È dalla difesa della casa che Forza Italia ha deciso di far ripartire la propria azione politica. Non è un caso. Nella casa, la nostra casa, c'è tutto ciò che ci sta a cuore: la famiglia, i risparmi frutto del nostro lavoro e metro delle nostre capacità, c'è il valore sacro e inviolabile della proprietà privata. Concentrarsi sulla difesa della casa significa mettere al centro questioni centrali come la legalità, l'equità fiscale, la giustizia. Sì, quella giustizia che anche in questo campo pare dare i numeri.

Oggi pubblichiamo la vicenda di una ragazza che, mentre era all'estero per studio, si è ritrovata la casa occupata da quattro romeni. Uno zelante poliziotto si permette di arrestarli ma il giudice li rimette subito fuori: erano in stato di necessità, non c'è reato grave. La storia fa il paio con quell'altra notizia: a un signore rubano il camper che viene ritrovato in un campo di zingari. Ma non può riaverlo perché un giudice ha deciso che quel camper non è più vettura ma è casa, senza la quale gli zingari sarebbero sotto un ponte. Ma è possibile che lo Stato italiano tuteli così l'illegalità? Prendiamo le occupazioni abusive a Milano. Dopo due giorni di scontri con i centri sociali il piano di sgomberi si è fermato: pare che il prefetto non voglia avere casini in piazza che possano disturbare la passerella dell'imminente prima della Scala.

Legalità, ma anche equità fiscale. I governi abusivi di Monti, Letta e Renzi hanno portato la tassazione sulla casa e sui fabbricati industriali a 34 miliardi. Quando il governo Berlusconi lasciò, era a 11. Venti miliardi di patrimoniale occulta, altro che gli 80 euro sventolati da Renzi come salvavita della classe media. Mancano i soldi? Che vadano a prenderli altrove, oppure Renzi convinca l'Europa a stamparli come fanno tutti i Paesi del mondo. Il resto, legge elettorale, riforma del Senato e pure la riforma del lavoro così annacquata, sono solo chiacchiere. Le nostre case non sono il bancomat del premier di turno. E neppure un centro di prima accoglienza per clandestini e zingari. Sono nostre, abbiamo il dovere di difenderle e dobbiamo essere pronti a urlarlo.

Per una volta, in piazza, il 29 e il 30 novembre, andiamoci noi.

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